Stai consultando: 'Storia della Letteratura Romana ', Cesare Tamagni

   

Pagina (152/608)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (152/608)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   136
   libro I'rimo.
   progredivano insieme anche le altre parti della grammatica latina (1), mentre agli antichi vocaboli che si dirugginivano e diventavano mano mano più agili ed armoniosi, la necessità o la fantasia creativa degli scrittori ne aggiungeva ogni giorno di
   (1) Per la declina/ione de'nomi greci, che in questo secolo cominciano a riprendere le forme originali vedasi a pagi 37.
   Del resto nell'aspettazione clic possa un giorno veder la luce una Grammatica slorica della Urq la latina (vedi la nota a pag. 133) o che si possa fare almeno una Grammatica comparativa dei due grandi poeti comici, ohe a non molta distanza di tempo segnano già un bel passo nella storia delle forme, gioverà ancora consultare per le varietà grammaticali di questi tempi, oltre la vecchia ma pur sempre buona e ricchissima Grammatica di Schneider, la Morfologia di Neuc, le opere di Corssen, il secondo volume d<>gli opuscoli filologici di RitschI, e tra gli autori, che più recentemente han tentato di introdurre un po'di storia e di comparazione anche ne1 libri scolastici, la Grammatica latina di Schwei-zer-Sidler.
   Ad un sì vasto tema diventavano angusti i confini di questo libro, giacché avrei dovuto discorrere per sommi capi quasi tutta la morfologia latina la quale, come già dissi, è ancora un po'lontana dall' essere fatta.
   Tuttavolta anche il lettore meno allento scopre da sè e facilmente non solo in Plauto ed in Ennio, ma eziandio in Terenzio, in Azzio, in Lucilio i segni del latino che si compie insieme e si trasforma. Vi sono, come avemmo da dire altra volta, le reliquie del passalo clic muore, ed ì pronostici dell' avvenire che si avvicina. Di mezzo sta il presente sempre mobile e diverso. Ed il processo segue costantemente la doppia norma di semplificare le forme troppo piene e grevi, e di restaurare quell'altre che già fossero (roppo mutilate o corrose. Valgano a saggio del resto, che qui non posaiam dare, i seguenti esempi :
   I. Nella declinazione :
   a) Dei nominativi singolari come illic(e), illaec(é), illoc(s), istic(e), isfaec(e), istoc(e), composti colla enclitica ce allo stesso modo di hic(e), haec(e), hoc(e), che con Ulne, istuc sopravvivono nella grammatica classica.
   b) Dei genitivi singolari come tis=tui, mis=mei, degli ablativi ed accusativi plurali come sts=suis, sos=suos.
   c) Il tema pronominale so, sa (vivente in ìpse—i—pe—se) conservato negli accusativi enniani sum, suìn, sos, sas=eum, eam_ eos, eas, congiunto come suffisso all'altro tema in edpse (ea—pe—se), eihnpse (eam—pe—se), eopse (eo—pe—se), reapse (re—ea—pe—se) = reipsa, e ripetuto due volte in sapsa (sa—ne—sa) = ipsa (i—pe—sa). Delle due maniere di flessione che le si offrivano, di declinare, cioè, il primo od il secondo tema, la grammatica classica scelse il secondo, dandoci in luogo
   delli esempi suddetti : ip.sa, ipsam, ipso, reipsa. E dico questo, perchè non mi so ancora persuadere, che il pse di ipse sia, come dopo Pott insegnano parecchi grammatici e linguisti, un pts originario, e che per conseguenza ipsus sia nella grammatica latina più giovane di «pse.
   d) Gli accusativi singolari em, im—eum formati adirittnra dal teina, l'ablativo plurale ibus > il genitivo nulli per nullius.
   e) L'ablativo qui adoperato come caso di strumento e di maniera per tutti i generi e numeri, onde Plauto ha nel Trinummo quicum=quacum, nei Captivi quicum—quibuscum,G Terenzio negli Adelfi abs quivis homine, e nella Donna d'Andro multa concurrunt simul qui conjecturam liane nunc facio.
   f) Le forme incostanti del genitivo singolare di alcuni nomi della quinta decimazione, che ora è in es, come rabies, dies, più spesso in e, come fame, die, fide, ed anche in i\ dii, fami, fidi, plebi, onde plebiscitum .Né vi manca naturalmente l'uscita regolare, che è ei.
   IL Molla conjugazione :
   a) Oltre agli esempi addotti a pag. 61, i congiuntivi advenat, evenat, evenant, pervenat=adve-nial, evew'at, eveniant, perveniant, ed alligas per attimjas.
   b) Una forma intatta del perfetto in posivi, che solo dai poeti dattilici, e primamente da Ennio fu fatto posili.