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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   124 libro I'rimo.
   dei quattro libri de' Retorici a C. Erennio: opera così perfetta in ogni sua parte che potè essere attribuita allo stesso Cicerone.
   Se ora volgiamo l'occhio .ndietro a guardare la via percorsa dalle lettere romane in questa età, noi vediamo che nessun genere quasi, sia di poesia, sia di prosa, fu negletto, e che i più importanti, quali l'epopea, il drama, la satira, l'eloquenza, la storia, il diritto, avanzarono di continuo e largamente quando, come la comedia, non toccarono adirittura la meta. E per amore di brevità abbiamo ancora taciuto d'alcune discipline : come l'economia rurale, a cui dopo Catone 1' antico, diedero opera in varii tempi i due Saserna, Cneo Tremellio Scrofa, Mamilio Sura e Licinio Menate; e l'archeologia, alla quale appartengono i Pasti di M. Fulvio Nobiliore, i libri de'magistrati di C. Sempronio Tuditano e lo scritto De potestatibus di M. Giunio Gr accano.
   Così rapidi avanzamenti della letteratura non erano possibili senza elle insieme non progredisse anche la lingua; la quale, come fu più volte avvertito, di dialetto d'una gente valorosa ma rozza doveva dopo cinque secoli diventare la favella d'una potente e colta cittadinanza.
   Nel secondo capitolo di questa introduzione noi esponemmo brevemente le varietà e le vicende più notevoli della pronunzia delle voci latine, e discorrendo intorno alle regole fondamentali dell'accento e del metro, mettemmo in chiaro due fatti che sono cardinali nella storia della lingua latina : vogliamo dire la debolezza di molte consonanti che in fin di parola le fece cadere (m, s, d, /), e la tendenza delle vocali siano iniziali, medie ed anche Anali a confondersi od abbreviarsi se vicine ad altre vocali (sinizesi, sinalefe), a perdersi anche se vicine a talune consonanti, quando non le proteggesse la forza conservativa dell'accento. Seguitando di questo passo ad alleggerire, contrarre o mutilare le sue voci, il latino perdeva nna dopo 1' altra le forme più belle e più comode delle lingue antiche, quali sono le desinenze dei casi e le terminazioni delle persone. Seminio, Taurasla, Cisauna per Samnium, Taura-siam, Cisaunam, dede e dedro per dedit, dederunt ci mostrano abbastanza che cosa fossero per diventare la declinazione e la conjugazione, se quest'opera di lenta ma indefessa distruzione fosse continuata.
   Bisognava adunque che qualcuno lo facesse contro, ed arrestasse . moto per ricondurre la lingua, fin dove era possibile, ai suo. principii. Ciò dovevan fare e fecero, come pur si disse, in primo luogo i poeti. E quantunque giovi credere che la reazione, se cosi posso esprimermi, fosse cominciata già coi pi ìm drami che si tradussero dal greco, la storia della lingua riconosce ad Ennio il merito di avere tolte di mezzo tutte le incertezze ed i dubbii, e restituito a ciascun suono il suo preciso valore. Per luì solo furono le vocali e le sillabe nettamente distinte in lunghe e brevi, e se con lui non potè cessare del tutto, venne però dopo di lui scomparendo nella poesia classica l'uso di quelle vocali e sillabe irrazionali (alcya), colle quali i poeti dramatici furono costretti di accomodare alla meglio il rigido metro greco alla volubile pronunzia de' volghi latini.
   Perocché rispetto alla storia della lingua noi dobbiamo in questa età far ancora un posto a parte per gli scrittori di comedie, i quali essendo tenuti di p acere al publico, e come ben dice Terenziano Mauro, di far parere che la favola fosse una realtà, dovevano colla pronunzia accostarsi quant' era possibile al comune linguaggio. Quindi a questo primo lavoro di ristorazione della lingua ess hanno partecipato assai meno degli altri poeti, sebbene non sia per avventura giusto il dire che non l'abbiano in alcun modo ajutato: e di qui ancora si spiega perchè a Cicerone i senarii comici a mala pena paressero versi, tanto erano abbietti e simili al discorso volgare, perchè Orazio si ridesse di coloro che avevan ancora orecchio per intendere i ritmi di Plauto