CAPITOLO III. —- SECONDA ETÀ'.
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storia della poesia, o meglio forse della dramatica greca e latina (1), e prese, come già In parte s'è visto, un posto cospicuo tra i rinnovatori della lingua. L. Alranio si conciliò tal favore presso i suoi concittadini, che ancora ai tempi di Orazio non si dubitava di collocarne il nome accanto a quello di Menandro:
Pìciiur Afrani toga convenisse Menandro.
Altri giudici più severi non confermarono però interamente la sentenza di questi entusiasti ammiratori, e Quintiliano, pur riconoscendo in lui il maggior poeta della commedia togata, deplora che abbia contaminate le sue favole con turpi amori, confessando così i suoi costumi (2). Dal canto suo egli confessa anche d' aver tolto da Menandro e da altri ciò che gli conveniva, e che non credeva di poter far meglio da sè. Del che nessuno gli poteva dar biasimo; ed il suo nome resta oggi ancora a significare quel maggior grado di eccellenza che ai Romani fu dato di conseguire nella commedia nazionale.
La satira, come componimento letterario, deve l'origine ad Ennio; il quale ad una raccolta di varie sue poesie ebbe imposto quel nome (3). Lo seguì forse Pacuvio, ma essa durava ad essere non più che una miscela di cose diverse, quando Lucilio ne fece quel genere di poesia, che, secondo il detto oraziano, castiga ridendo i costumi. Quindi l'autor vero della satira è lui: e da lui trasse gli auspicii Orazio per iscrivere que' suoi mirabili sermoni. Latino, sebbene senza il diritto degli onori, di chiara famiglia equestre, ed amico del minore Africano, egli potè pungere 1' errore ed il vizio dove e come bello gli parve con tanta libertà (4), che l'uguale non era stata concessa ad alcun poeta comico prima di lui, nè 1' ebbero mai i poeti satìrici che lo seguirono. Fu però poco curante della forma; onde Orazio non temette di chiamarlo fangoso. Con Ennio ed Azzio egli siede terzo tra i riformatori della lingua.
Scrissero epigrammi alla maniera degli alessandrini Pompilio e Valerio Editilo, Porcio Licino e Q Lutazio Catulo, che fu console nel G52: Licino scrisse inoltre di istoria letteraria in tetrametri trocaici, e Catulo narrò la propria vita. Inscritti tra i versificatori di questo mezzo secolo sono pure i nomi dell' epico A. Furio Anziate, di Q. Valerio Sorano, di Volcazio Sedigito autore del famoso canone critico de' poeti dramatici, e di C. Giulio Cesare Strabone autor di tragedie.
La prosa sentì più della poesia l'influsso degli avvenimenti, che in questa età turbarono profondamente le condizioni della repubblica. Quindi nella storia di essa si possono comodamente distinguere tre periodi, a ciascuno de' quali risponde un
(1) Vedi sopra i Didascalici di Azzio la bella dissertazione di Madvig. Opusc. Acad. Kopenha-gen, 4834, p. 96 e seg.
(2) Quint. X, 1.100 « logatis excellit Jfranius; utinam non inquinassi argumenta puerorum foedis amori bit s ; mores suos fassus».
(3) Diomed. III. p. 482. P. (485 K.Ì scrive : « Satira dicitur carnien apud Romanos nunc quidem maledicum et ad carpenda liorninum vitia arciuteae cnmoediae charactere composilum, quale scrip-serunt Lucilius et Horalius et Persius. Al olim carnien quod ex variis poematibus constabat satira vo-cabatur, quale scripserunt Pacuvius et Fmnìus ». Ed Orazio avea già detto lo stesso ne'primi versi della Satira IV del Lib. I. dove ci fa chiaramente intendere in che cosa consistesse la somiglianza tra la satira Itti ana e l'antica comedia ateniese. Sì l'una come l'altra ferivano, nominandole, le persone.
Si qnis erat dignus describi, quod malus aut far, Quod moechus foi et aut sicarius ani alioqui Famosus, multa cum libertute notabant.
(4) Primores populi arripuit popiilumque tributim,
Sciiicei unì aequus virtuti atque ejus amicis. Dice ancora Orazio nella l Satira del Libro II (60-70).