110 LIBRO I'RIMO.
ottimati, ai quali offrivano un mezzo potentissimo eli governo; perocché largizioni e spettacoli furono i mezzi coi quali, molto tempo prima di Cesare e di Augusto, i principi romani ottenevano di salire un dopo l'altro i gradini di quella scala, in cima della quale era posto l'impero della republica. Impero dato per molti secoli dalle leggi e da esse contenuto: ma con tali modi di carpirlo, che maraviglia se un giorno cadde nelle mani di chi seppe a tempo essere insieme più prodigo e più forte? Anche questo carattere essenzialmente politico degli spettacoli romani e la parte che vi avevano i indi scenici, gettano molta luce sul carattere e sulla storia della dramatica romana. Era un' arte di buon governo, ed un modo utilissimo di soddisfare all' ambizione de' magistrati, ai quali mediante il favor popolare apriva man mano la strada ai più alti onori.
Primi nel tempo e nella dignità furono i ludi romani istituiti da Tarquinio Prisco, e destinati ad onorare le tre grandi divinità del Campidoglio: Giove, Giunone e Minerva. Si celebravano nella prima metà di settembre. Ne' primordii della repuhlic-a essi erano naturalmente curati dai consoli, dopo l'istituzione degli edili plebei verisimilmente da questi , nel 388 dagli edili curuli, dopo il 732 dai pretori. La durata di questi giochi variò di età in età; questo però sappiamo che dal 510 in poi quattro giorni vi erano consacrati ai ludi scenici. Nel 593 vi fu dato il For-mione di Terenzio. Che i ludi plebeu istituiti dopo la secessione della plebe e l'avvenuta riconciliazione di questa coi patrizi! (305) fossero scenici non sarebbesi saputo — cliè Livio noi dice — se Federico Ritselil non ci avesse restituito ed interpretato felicemente il testo ambrosiano di una didascalia, che Angelo Mai aveva appiccicata agli Adelfì di Terenzio, ed egli dimostrò appartenere allo Stichus di Plauto. Il quale da quell' epigrafe pare sia stato rappresentato nell' anno 553 per cura degli edili plebei Cn. Bebio, Cn. Terenzio, dall'istrione C. Publilio Pollione, sotto il consolato di C. Sulpicio e C. Aurelio. I ludi plebei nel calendario sono segnati dal 4 al 17 di novembre. I ludi apollinari furono scenici fino dalla loro istituzione, che cade negli anni 542-43. Si celebravano nel mese di luglio. I ludi megalesi istituiti nel 550, al 12 aprile, giorno dell' arrivo in Roma della Magna Mater (1), cominciarono ad essere scenici nel 560 (2). Erano dati dagli edili curuli. Nei ludi florali si davano sole rappresentazioni di mimi : i ludi cereali diventano scenici sotto l'impero ; ai tempi del quale erano pure scenici i ludi augustali e palatini. Ai tempi di Giovenale dai ludi plebei (novembre) ai ludi megalesi (aprile) la scena taceva. Questi erano i ludi ordinarii e publici. Degli straordinarii i ludi votivi cominciarono ad essere scenici coi mimi sotto l'impero : quelli per dedicazioni di tempii, (li teatri, per trionfi, o per celebrare 1' entrata in carica di un magistrato erano spesse volte scenici. Lo stesso si dica dei ludi secolari, e de'ludi funebri. Partendo dai principii del sesto secolo, quando Livio recitò ai Romani il primo suo drama, noi vediamo l'arte scenica crescere passo passo nel publico favore, e contrastare il posto nei dì solenni agli spettacoli più anticamente diletti al popolo romano. Segno che un grande mutamento si faceva nell'idee e ne'costumi, e che la maggior coltura delle menti avea già reso anche gli animi più gentili.
E questi progressi lenti, ma sicuri, del publico favore si raccolgono anche dalla Storia del Teatro dramatico. Difatti in origine per ogni rappresentazione si erigeva un apposito palco di legno, che poi veniva distrutto; e per gli spettatori sceglievasi uno spazio di terreno, che veniva cinto da uno steccato, per lo più sul pendìo di un colle, acciocché insieme confusi e stando in piedi potessero vedere comodamente. Solo nell'anno 560 furono distinti i posti de'Senatori, e per loro si riservò lo spazio più vicino alla scena, di adendolo dal publico con un tramezzo. La qual cosa, come nota Livio, fe'mormorare la gente. Yent'anni dopo i censori eressero una scena di
(1) Livio XXIX. 14.
(5) Livio XXXIV. 84. « Mcg(desia, ludos scenicos, C. Atilius Serranus, L. iScribonius Libo aediles primi feceruut».