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LIBRO I'RIMO.
aprissero nuovi orizzonti al sapere, essa si teneva paga a ciò clie strettamente le bisognava per condur bene e con onore i proprii affari. Accettò volentieri di diventare più istruita e più civile, perchè con ciò diventava anche, più accorta e potente, e la civiltà sua, segno dell'uomo educato ed ammodo, chiamolla urbanità: che voleva dir puramente quell'assieme di pregi, onde negli atti e nel discorso il cittadino di Roma si distingueva dal contadino e dal provinciale.
§ 12.— Del Teatro.
Le traccie più lontane del teatro latino sono da cercare in quelle feste campestri, delle quali due vivissime dipinture ci furono fatte da Orazio e da Virgilio. Orazio nella lettera ad Augusto racconta che gli antichi agricoltori
..............fortes parvoque beati
Condita post frumcnta, levantes tempore fesio Corpus et ipsum animimi spe finis clura ferentem, Cum soeiis operum, pueris et eonjuge fida, Tellurem porco, Silvanum lacte piabant, Floribus et vino Gcnium memorem brevis aevi;
e che la libertà fescennina per questo modo inventata
Versibus altemis opprobria rustica fudit, Libertasque recurrentes acccpta per annos Lusit amabiliter, donec jam saevus apertam In rabiem coepit verti jocus et per honcsias Ire domos impune minax. dolucre cruento Dente lacessiti: fuit intactis quoque cura Conditione super communi; quin etiam lex Poenaque lata, malo quae nollet Carmine quemquam Describi: vertere modum formidine fustis Ad bene dicendum delectandumque redacti.
E Virgilio nel secondo delle Georgiche dalie origini de' giuochi e sacrifizi! che a Bacco facevano gli Ateniesi è condotto a dire delle consimili feste, che al Dio della vendemmia celebravano i padri nostri.
Nec non Ausonii, Troja gens missa, coloni Versibus incomptis ludunt, risuque soluto, Oraque corticibus sumunt Jiorrenda cavatis: Et te, Bacche, vocant per carmina laeta, tibique Oscilla ex alta suspendunt molila pimi. Ilinc omnis largo pubescit vinca fetu : Complentur vallesque cavae, saltusque profundi, Et quocumque Deus circum caput egit honestum.
Confrontando queste due argute descrizioni noi vi rinveniamo tutti gli elementi del drama antico: che principiando dalla espiazione religiosa prosegue colle danze, colle patrie cantilene e co' diverbi conditi d' acerbi e rozzi motteggi. Nè vi mancano le corteccie incavate a foggia di maschere, che dopo aver coperto il volto de' baccant vignajoli pendono dalli alti pini a fecondare i vigneti delle valli e balze circostanti colle felici sembianze del Nume.
Questi erano gli spassi dell'antico popolo latino; con essi egli ricreava l'animo ed il corpo dalle dure fatiche dell'anno, ed in un giorno di festa versando la piena del suo faceto umore in frizzi e dileggi quanto si può mordaci, creava (come dice il poeta che di quell'umore più asperse i suoi canti) la libertà fescennina: la quale, passata dai campi nella città fa ben tosto dovuta reprimere con dura sanzione di