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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO II'. — PRIMA ETÀ'.
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   vano le mense de'potenti, i trionfi, e le feste campestri. E tutti codesti carmi erano in verso saturnio, elio fu il prisco metro degli italiani. Qual esso fosse propriamente 11011 sappiamo con certezza, e sebbene sia ora quasi posta in disparte la vecchia teorica, che ne voleva lare un verso retto dal solo accento, a un dipresso come l'italiano, perchè oramai sa ognuno che base della metrica antica non solo in Roma e nella Grecia, ma in tutta la stirpe aria, era la quantità, pur nondimeno sono ancora tante le varietà di esso ne' monumenti, che riesce difficile d'assoggettarle ad una sola e certa misura. Gli antichi grammatici ne facevano un verso asinarteto, di cui la prima parte fosse un dimetro giambico catalettico, e la seconda un itifallico, o tripodi a trocaica. Questa misura conviene appuntino al notissimo verso di Metello contro Nevio :
   Dabunt maìum Metelìi ,] Naevio poetae.
   G. Hermann convenne in questa maniera di misurare il verso saturnio, e Corssen nel suo bel libro sulle origini della poesia latina, trova che essa col doppio metro, prima ascendente, poi discendente s'accomoda benissimo al canto alterno così delle sacre cantilene, come delle canzoni popolari. Ma a questa precisa norma non s'accomodano tutti quanti i versi saturali che ci furono tramandati, e già Fortunaziano e Vittoriuo, fra i grammatici latini, dicevano essere infatti que' versi ora troppo lunghi ora troppo brevi, così da non sapersi quale addurre in esempio. Paragonando il saturnio coll'antìco metro de'nibelungi i filologi tedeschi (l) credettero di poter spiegare le varie forme del saturnio colla soppressione di alcune tes- le quali, secondo i computi di Corssen (2) sono : la prima, quella di mezzo, e l'ultima. Onde nascono, secondo lui, altre sette specie di versi asiliarteti:
   ]. di quelli che sopprimono la prima tesi :
   , w , Namque nullum pe \ jus \ macerai hemo , nem I
   2. che sopprimono la tesi di mezzo, onde resta esattamente di qua una tripo-dia giambica, di là una tripodia trocaica.
   X -i- -L -L
   , Se , mìmes alterne1 , ^ , advocapit con , ctos \
   3. che sopprimono l'ultima tesi,
   ±. J. -L -L
   , Tau , rasia Cisau \ na , Samnio cepit. \ ,
   4. che sopprimono la prima e la media,
   -L i — -1
   J w , Matrem prociiùm , - , plùrimi vene , runl j
   (il Muller (suppl. Annot. Lesio, 396) dice potersi sopprimere tutte le tesi ad eccezione dell'ultima, ma particolarmente la penultima.
   (2) Ritschl (Tit. Muinm. p. 1. Rh. Mus. IX, 3, Inscript. col. Roatr. Duell, p. 20, Poesis Satur-niae spicileqium, p. 1.) ritiene invece necessarie la prima, la media e l'ultima, e crede che dell altre in ciascun metà del verso possa caderne una. Weil e lìenloew ammettono la caduta della prima e della media.
   Nello stesso ordine d'idee versa a un dipresso l'opuscolo di J. A. lJfau, intitolalo : De Ninnerò Saturnio Commentano. Quedlinburgi 18(34. E in genere a cui paresse troppo dura, o altrimenti capricciosa, questa legge della soppressione delle tesi, si può ricordare il pentametro, il quale è, come di copra fu detto, un esametro mancante appunto di due tesi.