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niJ Prisco, Aglio di quel Damarato clie, secondo un'assai credibile tradizione (1), nella trentesima Olimpiade portò l'alfabeto agli Etruschi. E questa sua opinione egli crede avvalorata anclie dal fatto che le relazioni commerciali di Roma con Cuina, onde quella prese l'alfabeto, non vanno più indietro dell'età de'Tarquini, e che il primo monumento scritto, di cui parli una tradizione degna di fede, è l'atto della fondazione del tempio di Diana siili'Aventino, che fu eretto al tempo di Servio Tullio. Egli sostiene poi che in quell' età l'uso dello scrivere dovesse, anche per difetto d'idonea materia (2), non essere guari comune , ina limitato pressoché unicamente agli atti publici : convenzioni, trattati, dedicazioni di templi, ecc. Quindi nessuna storia scritta di quei secoli, nessuna traccia <1' una qualsiasi opera letteraria, perocché tal nome non si voglia e non si possa dare ai fatti vani, che con brevissime parole venivano descritti sull' albo del Pontefice Massimo. Solo dopo Ine l'uso del papiro e della pergamena (che secondo Varrone furono introdotti, quello nel regno di Alessandro Magno, e questa nell'età dei Diadoclii) divenne universale , fu possibile d'avere molti che scrivessero, e quindi almanco i principii di una letteratura. T. Mommsen difende invece la contraria sentenza, cioè che la cognizione della scrittura sia stata in Roma antichissima. «Le lettere li e Z, dice egli, erano già fuori d'uso quando furono scritte le XII tavole. Olii ora consideri, che nelle più antiche abbreviature le lettere K, C ci appajono ancora distinte, leggendosi C — tìaius, Cn = Gnaeus, K—Kaeso, e che perciò il tempo nel quale i suoni di queste due lettere si confusero nella pronuncia, e prima di esso ancora il tempo uel quale si introdusse e stabili l'uso delle abbreviature, è di molto anteriore alla età delle XII tavole ; chi consideri inoltre il tempo che deve naturalmente trascorrere innanzi che, una volta divulgata la scrittura, si introduca e si stabu, sca l'uso delle abbreviature, quegli vorrà certamente portare la prima età della scrittura cosi per 1' Etruria, come per Roma, ben al di là pur dell'anno 776 a. Ch. nel quale i Greci pongono la prima loro Olimpiade ». L' antichità della scrittura in Poma è poi, a suo avviso, provata abbondantemente dai monumenti stessi dell'età regia, dall'antichità di alcuni vocaboli ed espressioni, come , scribere, linere (Ìitera), exa-rare, scrittura, paircs conscripti, e Ano dalla vetusta leggenda, che narrava essere i Agli e le Aglie de' più illustri cittadini solite convenire sotto i portici del foro, per impararvi il leggere e lo scrivere. Non dunque la mancanza della scrittura, e quindi di monumenti, ma la incapacità degli storici dell' età posteriore, che il quei monumenti 11011 seppero leggere la verità, fu, secondo Mommsen, cagione che a noi venisse tolto di possedere una sicura e fedele notizia dell'antichissima istoria romana.
Comunque sia di ciò, e pur pensando che l'opinione di Mommsen sia più verosimile dell' altra, sta sempre il fatto che della cognizione della scrittura ben poco proAtto trassero i Romani in quei primi secoli ; com'è chiaramente indicato dal numero e dalla qualità delle scritture, dalla rozzezza e mobilità del parlare, il quale assai più che ad una lingua somiglia ad un volgare dialetto, e tutt' insieme dalle scuole, e dal grado assai basso della coltura comune in quel tempo.
I monumenti di quella prima età sono altri di poesia, altri di prosa, ed osserva molto giustamente il Teuffel, che se ne togliamo i libri e gli atti publici, siano sacri o profani, ogni altra scrittura era in versi, era un Carmen. Carmi erano pertanto le forinole delle leggi (lex horrendi carminis crai), carmi gli scongiuri contro il tempo e le altre disgrazie o malattie, carmi gli incantesimi, le litanie sacerdotali, le profezie, le nenie funebri, le iscrizioni sepolcrali e Analmente le canzoni che rallegra-
(1) Tacito, Annali IX, 14. Lo Schweglcr dice, che Tacito probabilmente prese questa notizia dalle Storie tirrene dell'imperatore Claudio.
(2) Le materie più spesso ricordale dagli antichi per quest'uso, olire il bronzo delle tavole e delle colonne monumentali, sono ancora tavole di legno imbiancate (onde in album refene), lini (libri Unici), pelli d'animali, eorteccie (liber) o foglie d'alberi.