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LIBRO I'RIMO.
r accento tonico. B. Che anche la quart' ultima poteva nell' antico latino avere l'accento tonico.
La prima parte della dimostrazione ci vien fornita da quelle voci, e sono molte, di cui la seconda sillaba originariamente lunga cadde perdendo una delle vocali :
a, o, e, i. Tali sono per modo d'esempio : i perfetti della prima conjugazione latina, che perdettero a davanti a vi: crépavi — crèpui, cubavi - cvbuì, dómavi = dòmiti, sécavi = sécui (1); i femminili dei nomi in tor: Victor— ìcg — vie ir toc; i perfetti
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della seconda conjugazione che perdettero e davanti a vi, dclevcrunt = delcrunt, debevi = dèbui; le forme di alcuni perfetti della terza conjugazione: dixisti — dixti, delévisli — dclèsli, nòvisli = nòsii, ed anche della prima, amàvisiis — amàstis, amàvisse — amàsse. Per ultimo un avverbio superlativo : jùgisia — juxta.
In questi esempii l'accento tonico dovette anticamente posare sulla terz' ultima, non ostante che la penultima fosse lunga. Quando poi cominciò quella specie di accordo, che abbiam visto, tra l'accento e la quantità della penultima, una di queste due cose accadde : o che l'accento rimase sulla terz'ultima, e la penultima fu alleggerita o rejetta (dixisti = dixti, dixisim = dixèrim), o che discese sulla penultima rimasta lunga (dixisti). E i casi di penultime abbreviate sono frequentissimi, tanto nei nomi quanto nei verbi. Mi basta ricordare i genitivi della prima declinazione, che da tcrrais, ferrài, si fecero térrac; Ve degli infiniti della seconda conjugazione, come docere, habere, che fanno dóceo, hàbeo, ed i composti àìjuro, notus che sono péjcro, àgnitus. E lo scadimento di vocale nella seconda parte di molti composti, si spiega appunto colla retrocessione dell'accento sulla prima componente, con che il senso dell'intera parola veniva specializzato (2). Per questo modo Va discese
ad u, e, i, in insulto, cónspergo, ànhelo, inquiro, còncidi, ecc., ecc.
La seconda parte della dimostrazione, che cioè l'accento tonico potesse oltrepassare la terz'ultima, ci viene data dai seguenti esempi: gàvideo = gaùdeo, àrideo = àrdeo, àvideo = audeo, pópulicus = póplicus, frùgiferus — friujifer, lócupletus = lóeuples, àpi ficus = àpifex. Passando dall'antica legge alla nuova, la lingua latina od espulse, od abbreviò una delle vocali delle sillabe baritone, e per tal modo alleggerì la quantità delle sillabe seguenti all'accento tonico; ovvero fece scendere l'accento sulla terz'ultima, od anche sulla penultima se questa era lunga, serbando intatta la quantità delle altre sillabe. Nel primo caso l'accento vinse la quantità, nel secondo al contrario la quantità vinse l'accento.
E tutte e due queste vie furono tenute dalla lingua latina, nel formare i genitivi singolari della seconda e della quarta decimazione.
Qui due domande si affacciano naturalmente all'erudito ed al pensatore, maravigliato d'un cangiamento sì profondo nei principii fondamentali della pronunzia di una lingua. Quando questo cangiamento avvenne, e con esso entrò in vigore la nuova legge dell'accento latino? e come avvenne? Alla prima domanda la storia della lingua latina risponde, che la nuova accentuazione doveva essere vigente già da un pezzo al tempo della prima guerra punica, come si può congetturare dalla
(1) Cui piacesse spiegare più semplicemente questi perfetti, potrebbe supporre che il suffisso vi si t'osse addirittura congiunto colle radici dom- crep- cub- ecc. producendo domvi e poi domili, corno col-vi, frem-vi, ecc. fecero colui, fremili. E di questo avviso sono già parecchi grammatici.
(2) L'accento latino somigliava in questo all'accento tedesco, che da gèhcn tf fa aus-gchen.
ebbero
faciei
animai
ed ànimae fàcies.