42 LIBRO I'RIMO.
opera dell'accento, venne a compiersi nelle lingue neo-latine, le quali ci diedero in italiano:
allo — ad illum, dirli = dicere UH,
alcuno = aliquem unum,
quello = eccum >— illum
questo = eccum — istum;
sottesso — subtus ipsum
avanti = abante,
donde = deunde,
ed in francese
devant = deabante
désormais = de •— ipso. — hora — magis dorénavant — de — liora — inde — ab — ante aujourdhui = ad, — illuni — diurnum — de — ho-die.
L'accento, anima della voce, viene cosi d' età in età raccogliendo intorno a sè le morte reliquie di vocaboli diversi,che ritorna in certa guisa a nuova vita, componendole e foggiandole in un nuovo vocabolo. E in questo lavoro di sempre nuova creazione egli segue una legge, la quale più ch'altro rivela la sua natura, son per dire, divina, ed è che la sillaba da esso scelta a sua dimora per ingiuria di tempo non muore. Cosi le voci latine móbilis, vétulus, òculus,pòpulus, hómines, ànima, dolòrcs, ecc. ecc., conservano l'accento sulla medesima sillaba, sebbene grandemente mutate, nede voci
francesi : meuble, vievx, oeil, peuple, hómmes, cime, douleurs, ecc.
Un'ultima conseguenza dei fatti esposti è che nessuno dei grammatici latini, i quali pur cercavano in ogni cosa di imitare i greci, fa menzione di quella regola, per la quale in greco più enclitiche, si rimandavano l'una all'altra l'accento, in modo che tutte, meno l'ultima che ne restava priva, prendessero l'accento acuto dalla vicina. Ciò non doveva, per quello che ora si è detto, accadere m latino, elove da in — praesentia — harum si faceva impraesentiarmn, da fors — sii — an, for sitaci , da UH — ci — ne — est, illicinest, seguendo un procedimento che è tutto il contrario di quello che si fa in greco. E valga il vero, il predominio della enclisi, cogli effetti che ne conseguono, sta in ragione diretta della maggiore uniformità dell'accento e della minore potenza del vocalismo. Dove l'accento è legato ad una o pochissime sillabe, e dove poca è la forza delle vocali, è naturale che le sillabe sulle quali l'accento ordinariamente non posa, o può non posare, a poco a poco avvizziscano e cadano. Ciò accadde in latino, e più nelle lingue moderne ; assai meno nel greco, che ha l'accento assai più vario e libero, più copiosi e forti i suoni, ed è sopratutto assai più vicino colle sue origini a quella giovinezza de'popoli, quando ogni impressione de'sensi veniva ripercossa nella lingua da un accento; e la mente sapeva ancora nella varietà e moltiplicità de'fenomeni sensibili discernere il concetto o l'idea, che importava di rilevare, senza che perciò l'osse negato a quelli un proprio modo di manifestarsi e di esprimersi un per uno. I suoni e le parole potevano essere molte e distinte, ancoraché la mente le subordinasse dentro di sè ad una sola, la quale a tutte soprastasse sia per la qualità, sia per l'ampiezza del suo significato. Ma col tempo questa freschezza si venne perdendo: e nel latino, non nudrita a tempo da un ricco fiume di poesia nazionale, scadde assai presto ; e con essa la vivace e sonora accentuazione d'ogni parola, che faceva il discorso così vario ed armonioso, svani per lasciare il posto preminente nella proposizione alla parola più importante. L'idea uccise il suono, e con esso il vocabolo, in quella guisa che io spirito, nel ritrarsi che fa da essa, uccide la materia.