CAPITOLO II. — PRIMA ETÀ'.
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cento acuto, anclie quando l'enclitica l'osse bisillaba ed avesse la prima sillaba lunga, contradicendo apertamente alla più precisa regola dell'accento latino. Tali sono, ad esempio: ubique, p Ierique, itàque (1), posteàquam, Idee, illice, egòmet, ipsimet, tantòne, vidén, duóvir, quinquóvir, siquando, nèquando, dèinde, éxinde, périnde, próinde. 3. Che altre voci, dapprima soltanto riunite sotto un medesimo accentoj,si composero poi in una sola parola, in modo che i due componenti cessarono, come tali, d'essere veri e viventi vocaboli nella lingua. Queste voci si riconoscono da ciò che l'uno o l'altro, od ambedue i componenti, sono, per alterazioni o soppressioni di vocali o di consonanti, mutili e sfigurati così, che le loro forme presenti non occorrono più separatamente nell'uso della lingua. 11 nuovo vocabolo cade allora sotto la comune legge dell'accento. Esempi di questo modo di composizione, per citarne soli parecchi tra i più cospicui, sono : éllum=én illuni, póssum=pótis sùm, tc'indem=tàm diem colla famiglia dei composti consimili, come pridem, quidem, ecc ; niidnis tertius = nùnc dius (dies) tertius, édepol = e déus Pollux, Jùppiter — lihis pater, rursus, quórsum = ré-vérsus, quó-vérsum, e va dicendo. 4. Che la seconda specie di inclinazione facendosi col trasportare l'accento dal primo componente sul secondo (2), di modo che si scrivesse e pronunziasse abùsque, abànte, interdhis, qua-própter, orbistérrae, paterfàmilias, Magisteréquitum, respili)licci, jus juràndum, magnóperc, trinundinum, bene fàcerc ed arefàcis, tepefàcis, calcfàcis, accadde assai volte (per tacere d'altre possibili mutazioni) che la unione compiuta delle due voci facesse tornare l'accento sul primo componente. In tal guisa avemmo intérdiu, óbiter, illieo (che dovè dapprima essere inlóco), dénuo (da denòvó). 5. Che finalmente, nè da questa nè da quella specie di inclinazione si passò repente alla piena e salda composizione, si bene non solo nelle diverse età, ma anche in un'età medesima, ci fu per lunga pezza una forte esitazione tra le due forme; quantunque la tendenza a congiungere più strettamente fra loro le voci già unite da un medesimo accento, finisse quasi sempre con prevalere. E questa storia istessa, che è la più saggia e più fida maestra nello studio della lingua come d'ogni altra cosa, ci mostra i passi, e come chi dicesse, le stazioni di quella lunga via, che dalle enclitiche ci conduce ai raggruppamenti ed alle composizioni di vocaboli. Difatti mentre nell'antico latino noi troviamo già le prime enclitiche, come : seiquis, neiquis, adaeque, abùsque, desùbito, eccamùssim, propòrro, cumprimis, impraesentiàrum, arfàcito, vediamo dai più antichi tempi lino all'età di Cesare durare separate le voci: quei quòmque, fàcit are, sàtis fierei, satis fàcerc, sàtis darci, dum tàxat, altera idra, che con Cosare dovevano diventare: quiciimque, aréfacit, satis fieri, e saiis-fàcerc, satisdàre, dumtàxat, altèrutra, ecc. Le tavole di Eraclea poi ci mostrano che ai tempi di Cesare la inclinazione delle preposizioni era, non solamente incominciata, ma già molto innanzi; e l'uso dì essa si estende poi sempre più nelle iscrizioni dell'età imperiale, nella quale primamente s'incontrano forme e scritture come queste: asecrétis, acàiculis, abàctis, summasdlpes, triacapita. Più tardi, crescendo l'uso, vediamo scriversi cumquà, conqud, inàgro, exvóto, inpàce, inbasilica, incontubèrnio, c la tardissima latinità volgare ci dk decóntra, aMnte, inànte, incòram, desùrsum, decedócto.
Questo processo di composizione fatto in gran parte sotto gli auspicii e per
(1) Et ita {e cosi) diverso da ìtaque (pertanto) dove 1' enclitica avendo perduto allatto il suo valore, si formò un nuore e proprio vocabolo retto dalle comuni regole dell'accento.
(2) Anche in greco la inclinazione progressiva si fa non pure colle prep. £•¦>, sì;, è-/., monosillabo, ma eziandio con preposizioni bisillabe, le quali davanti a vocale perdono la desinenza, come ad es. aV ooìvou, a/sy.ovtiz;, ecc.; e ne'dialetti dorico ed eolico, che come già s'è visto, hanno più frequenti somiglianze col latino, la terminatone di quelle enclitiche si perde anche davanti ad una consonante iniziale, onde si formano con preposizioni e pronomi i composti: /octt«, xxttocv, trotto!, mttw, ecc. forme siniilissnne alle latine: abéo, abieis, adèam, ìnéa, inieis, postilla.
Tamagni. Letteratura Romano., 6