CAPITOLO II. — PRIMA ETÀ'.
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entrasse a comporre un'altra parola, avremmo allora un vocabolo con due medii
accenti: cònfulònli-lùquius (1) (confidènti).
L'accento latino lia comune coll'accento eolico la tendenza a retrocedere nella parola: e nel quale pure prevale la baritonia, e si distingue perciò dagli altri dialetti greci (e dall'attico particolarmente) dove quella tendenza si manifesta solamente nei verbo.
L'accento greco ed il latino, tra sè paragonati, ci offrono adunque questi caratteri di somiglianza e di dissomiglianza. Si somigliali in ciò che l'accento tonico non può ritirarsi oltre la quarta breve dalla fine della parola, e che la penultima lunga, quando sia seguita da un' ultima breve, rompe 1' accento sulla seconda breve (mora) dalla fine della parola, e prende il circonllesso (2). Sono dissimili in ciò che l'accento latino è legato indissolubilmente alla quantità della penultima, sulla quale deve sempre posare quando sia lunga, mentre l'accento greco è solo limitato nei suoi movimenti dalla quantità dell' ultima sillaba, la quale quando sia lunga non gli permette di retrocedere oltre la terza mora, ma gli lascia però libertà di posare sulla penultima o sull'ultima, gli ingiunge, come dice benissimo Dietrich, dove non deve stare, non dove deve stare. Di che la intonazione delle voci greche è resa molto più varia, più mobile, e più colorita, che non la latina: la quale, per essere troppo uguale diviene facilmente dura ed uniforme (3). Inoltre la lingua greca ha, come fu già avvertito, un gran numero di voci ossitone, di cui la latina manca affatto.
>?) Dell' inclinazione dell' accento.
Quella innata virtù che ha l'accento di riunire insieme parecchi suoni, cavando dalla moltiplicità l'unità, e l'armonia dalla varietà, si manifesta non solo da sillaba a sillaba, ma anche da vocabolo a vocabolo, onde grandissima è la parte ch'esso ha nella unione e composizione delle parole. La quale unione si venne facendo nella storia della lingua latina con gradi e modi diversi, ma riuscendo sempre all'ultimo risultato di comporre due o più voci sotto la legge di un unico accento, e di formarne quindi, ora mentalmente, ed ora anche materialmente, una sola ed unica parola.
Questa tendenza dell'accento a dominare sopra più voci si manifesta in latino con un fenomeno a due faccie , che i grammatici chiamarono inclina,.zione, syyJ.nriq7 e consiste nel far pendere l'accento di certe parole sulla parola precedente, o sulla seguente, in modo che la voce le pronunzii, e perciò le accentui, insieme con questa. Tale in greco è il caso di 'koyoq che accostati e riuniti si pronunziano Voyooziq^ ed in latino di nón vis, nòn vùlt, haùd scio, hòc die, fàctus est, in super, che per la enclisi diventano: nónvis, nónvult, hausdo, hódie, factust, insuper. Neiresem-
(1) La legge dell'accento medio vige oggi ancora in tedesco, ma in senso inverso, perchè l'accento tedesco di sua natura tende a portarsi sull'ultima sillaba della parola (sulla radice). Quindi è la seconda componente, non la prima, quella che perde l'accento tonico, e prende il medio.
Uebergongs — bestimmungen, JVéchsel — bezièhungen.
(2) Ecco alcuni esempi, ne'quali per maggior chiarezza la quantità della silIaDa lunga è indicata coi segni di due brevi:
i i
KvSpuno?, Mosciila
¦A. /\
Mout«, Musa.
(3) Quintiliano, XII. 10,25. Sed accentua quoque eum rigore quodani, tum similitudine ipsa, minus suaves habemns quam graeci. E il greco Olimpiodoro trovando fra l'accenlo iatino ed il carattere romano quella somiglianza, che io notai più sopra, scriveva: KzSófov Se oì P®acàoi. iràv ovoB: 7ra00c'jv0v(7t tov y'jy.tov, qSìv uv=pv;vop?ovt£s ì'^^vj^vjtkv vto tcòv itovijtcòv.