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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   LIBRO I'RIMO.
   S) Accento delle voci forestiere.
   Per 1' accento delle voci forestiere valse in Roma il principio, che un vocabolo, il quale entri in una nuova lingua, deve accomodarsi alle leggi fonetiche ed all'accentuazione di questa; e notasi poi il fatto, del resto naturalissimo, che quanto più un vocabolo forestiero ci presenta i segni d'essersi acconciato a quelle leggi e d'aver preso l'accento della favella di cui è divenuto cittadino, tanto più la data della sua cittadinanza ci pare ed è antica. Nella storia di questa adozione di voci forestiere in Roma, noi, rispetto all'accento, distinguiamo quattro età (1), clic sono :
   l.a / Tarquinii. Ad essa noi possiamo con sicurezza far risalire un trattato commerciale di Roma coi Cumani, Sicilioti, Focesi ed altre città e genti greche, e perciò possiamo ben anche attribuirle molti nomi greci latinizzati di città e di popoli, come : Siculi, Sicilia, Tarentum, Agrigentum, Slpontum, Soluntum, Hydruntum, Ancona, Cortona, Corcyra, Achivos, Argivos, ecc., ecc. Poco dopo la cacciata dei re fu conchiuso il trattato di commercio con Cartagine, che prova come esistessero a' que' tempi i nomi di Carthago (2), Poinos, Poinicius, Poinicus. E certamente da quel commercio coi Greci furono portati a Roma e latinizzati i nomi di misura e di moneta, come : yóuc;, xà.ì.xvrov^ ùoccyjj.'^ cfislcq^ che in latino divennero numus, talentimi, drachuma, mina, obolos (obulus). A quell'età furono recati a Roma i libri sibillini, e con essi il culto di molte divinità greche, i nomi delle quali furono latinizzati. E si ebbero a mo'd'esempio HSxicAìk —- Hercules, Hc\uèzvv^=Pollux,Pol; ed Apollo, e Latona che si riferivano al culto delfico. Nel canto arvale abbiamo cambiato in triumpe il greco S-plaufiz, che ci mostra già molto antico l'uso del trionfo. Al modo di questi e d'altri, che per brevità non si nominano, devono molti altri vocaboli greci aver ricevuta la cittadinanza romana, assai tempo prima pur de'più antichi monumenti letterarii.
   2a. La guerra di Taranto e la prima guerra punica. Col nascere della poesia epica e dramatica, e massime coli'introduzione della comedia palliata, un gran numero
   gola dell'accento greco. Circa questa teorica, tnolio saviamente combattuta da Quintiliano 11. 8. SsBj, basti ossei vare, per intendere quanto sia contraria ai canoni fondamentali dell'accentuazione latina, due sole cose: che la differenza di accento non può di regola essere deliberatamente, adoperata a notare la differenza di significato, chè altrimenti dovremmo distinguere coll'accento i casi dei nomi, e le forme verbali che si somigliano: e poi che le stesse forme delle particelle e degli avverbi locativi latini non ci permettono di credere, clie essi abbiano mai avuto accento sull ultima sillaba, la quale in molti di loro è caduta, Così si confrontino s'v, ed ììi,ìt:ó ed ab, v~ò e sub, e postiti divenuto poste, post, ecc. Dunque la teorica di Piisciano è una mera e scolastica imitazione di ciò che avviene in greco, dove, secondochè si pongano prima o dopo il nome, le preposizioni sono ossitone o paros-sitone (irxpx, -y.p?., itti, i~i) e i pronomi, secondochè indicano od interrogano, sono enclitici o conservano l'accento. Ebbe quindi ragione Quintiliano di dire, «si haec consuetudo vicerit, vetus lex sermonis abolebitur. Un'altra dottrina tutt'affatto scolastica tentò indarno di introdurre quello stesso Nigidio Figlilo, insegnando che il vocativo dei nomi terminati in ius (Vergilius, F'alerius, Hora-tius, Mercurius) dovesse prendere l'accento sulla terz'ultima, facendo breve la penultima, per distinguersi dal genitivo, il quale dovrebbe avere la seconda lunga. Ma non trovò ascolto, e tutti gli altri grammatici (con alla testa Gellio e Piisciano') seguitarono a prescrivere che si leggesse Vergili, Borali, Mercùri tanto nel vocativo, quanto nel genitivo.
   fi) Va da sè che da questa storia resta esclusa l'età greco-italica.
   Carthago conserva meglio della voce greca Sfo/>iO&)5 la prima parte del nome fenicio ( Qart), che suona città: coinè si vede ancora chiaramente In Tigrauocerta. La seconda parte, in. disse un mio dottissimo amico, può voler dire tanto nuova, quanto una, secondo che s'interpreti ; e quindi tutto il vocabolo significare Napoli o Monopoli.