34 LIBRO I'RIMO.
tur quod npcaaàn zàg ov'kkafcà^. Da questa definizione raccogliamo in primo luogo che l'accento latino era, come l'accento greco e come il numero oratorio, tutto musicale, e la differenza dall'acuto al grave era esattamente di una quinta. Nelle lingue moderne questa distanza dell' accento acuto dal grave non è più ; la parola è divenuta monotona, e l'accento in bocca delle persone colte è solo una più forte espressione della voce. Nel popolo no: perchè qui i.1 canto sussiste ancora, e nelle favelle volgari l'accento acuto è tuttavia un tono più alto della scala musicale. In secondo luogo intendiamo, come in ogni vocabolo vi fosse un tono alto che era l'accento fondamentale, e non poteva stare che sopra una sola sillaba, ed un tono grave o basso clie segnava tutte le altre sillabe. L'accento fondamentale (/.ùpiog xcvog) poteva essere acuto o circonflesso, l'altro dicevasi grave
a) L'accento acuto.
Quest'accento detto dai Latini anche summus tonus, superior lonus, e dai Greci od ènasTaiAv/] npcacMloc, avea tre proprietà: d'essere alto, acuto, e breve, il che voleva dire, che esso non poteva durare più che il tempo di una sillaba breve, e non stare altramente che sopra sillabe brevi. Loccliè era vero: giacché se posava sopra una sillaba lunga, o prendeva il primo tempo di essa (la prima breve) e col grave successivo generava il circonflesso, oppure prendeva il secondo tempo e coi grave della prima breve formava ranticirconflesso.
/S) Il circonflesso
L'accento circonflesso è l'acuto che dopo essere salito scende col grave {prima erecta rursvs in gravem fleclitur). Perciò dai grammatici è detto anche duplex, ex acuto groxique fictus, fìcxus, ecc. Raccogliendo in sé due accenti, e perciò due tempi, esso non poteva stare che sopra una sillaba lunga.
y) L' anticirconflesso.
Era l'accento che dal grave saliva all' acuto. L'esistenza di esso nel greco fu dimostrata da Boeckh (De metris Pindari. 1. Vili. p. 47 — IX. 52) coli'esempio di quelle parole, di cui la vocale accentata si contraeva colla precedente o colla seguente non accentata. Se la prima delle due vocal era acuta e la seconda grave, come : esv,
come in iav, smaòqj oca;, la sillaba contratta prendeva l'acuto: r,v, éorws, tfatj Quest' era l'anticirconflesso: ài/TaylfK^^yjnpcaaò'ia^ come lo chiamò Glauco di Samo. Ma la differenza tra questo ed il proprio accento acuto dovette essere ben lieve, se nessun segno particolare fu trovato per esprimerlo, se Atenodoro e Dionigi, discepoli d'Aristarco, non ne parlano, e se ne' grammatici latini non vi è traccia sicura ch'essa differenza sia neinmanco stata osservata. Ciò rispetto alla lingua letteraria, ed alla grammatica; cliè l'antico volgare ci dà nella sua pronunzia manifesti segni dell'esistenza di quest'accento anche nel latino. Così noi abbiamo :
1. Un accento grave congiunto coli'acuto nella fusione di due sìllabe, di cui la prima grave, la seconda acuta nelle voci.
dù—éllum = duellum f
pi'—èlla—puella.
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dè—inccps=deinceps.