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Storia della Letteratura Romana
Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590 |
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26 LIBRO I'RIMO.
Per la storia di queste lettere ed il successivo compimento dell'alfabeto latino giova notare, che :
1. La Z s'incontra nel carme saliare, come si vede da un frammento conservatoci da Yarrone L. L. VII, 20 (Cozeulodoizeso) ; ed al tempo della prima guerra punica era già fuori d'uso come inutile, perocché, se mai fu d'uopo di esprimere la & greca, adoperavasi la S semplice in principio, e la doppia SS in mezzo (li parola : sona = , malacisso = ualazt^r,).
2. La X (ics) s'incontra ne'più vetusti monumenti romani a noi noti, e se crediamo ai Grammatici latini, fu delle ultime ad entrare nell'alfabeto, onde le fu dato posto in coda a tutte l'altre (1). Mommsen considerando che in nessuna delle più vetuste iscrizioni si trova scritto CS per X, sospetta che essa non sia entrata in Roma così tardi, come parrebbe da altre testimonianze, e pensa che possa dovere l'ultimo posto che lia tra le lettere latine a qualche più recente riordinamento dell'alfabeto.
3. Nel latino scomparve a poco a poco ogni differenza tra la tenue (K) e la media (C) gutturale, onde non andò guari elle avendo quelle lettere quasi lo stesso suono, s'introducesse l'usanza di adoperare la lettera C per esprimere l'un suono e l'altro. Così nelle XII tavole leggiamo: cum co pacit, nipacunt, e nella colonna rostrata: macistratus, lecioncs, puenando ; dove C segnava quel suono medio pel quale più tardi fu trovata la lettera G. Ed ancora dopo l'introduzione di questa, il C rimase nelle iniziali C., Cri. di Gajus, e di Gnceus (2). La lettera K seguitò ad essere usata come iniziale di Kaeso, Kalendac, Kalumnia, Ilaput, il che fece dire a Quintiliano: K quorundam nominimi nota est (3).
La lettera G, segno della gutturale media, appare al tempo della prima guerra punica sull' asse di Lucerà, e nel sarcofago di L. Scipione Barbato. La notizia dataci da Plutarco (Qua1.st. rom. p. 277, D.) elle Spurio Carvilio, quello stesso che intorno al 231 aprì per il primo una scuola in Roma, fosse l'inventore di questa lettera, debb'essere intesa nel senso, che egli fosse il primo ad insegnarne l'uso nella sua scuola. Quindi noi possiamo con molta probabilità ritenere che essa sia stata inserita nell'alfabeto latino tra la F e l'H. ed abbia preso il posto della Z, non molto oltre la seconda metà del (punto secolo (4).
Per questo potè Cicerone ancora ai suoi tempi contare solo 21 lettere latine, essendo la ve la ? state introdotte pel solo uso delle voci greche, come per lo stesso
pio, e fu quello di adoperare , quanf era possibile, come nome il suono stesso della lettera. Ciò fu facilissimo colle \ocali; alle, consonanti aggiunsero un suono vocale cosi da formare coi due suoni con unii una parola indeclinabile. Così nacquero col suono vocale e anteposto i nomi delle così dette semivocali, o semipiene: cf, el, em, en, er, es', ix (non ex, a somiglianza forse dello ?t greco), e coir e posposto, le mute: ce, gè., pe, he, te, ile. Per denominare le gutturali aggiunsero la vocale a, e fecero ka, ha (che noi però diciamo kappa, hacca), e per q la vocale facendone qu. Anche in questo modo proprio e semplice di denominare le lettere si manifesta il senso esatto e pratico dei Romani, clic vollero renderne la lettura e l'apprendimento ai bambini assai più facile che non fosse quello dei nomi greci e fenici.
(1) Prisciano, 1, 7, Ih, novissime a latinis assumpta post omnes ponitur literas, quibus la-linae dicliones egent. E (Quintiliano (lib. 1, 3) dice: Nnstramm ultima, qua tam carere potuimus, quain y non qiiaerimus.
(2) Quintil. 1, 7.
(3) Dekem per Jlekembres nelVepigrale di un columbario.
(4) Il passo di Plutarco dice to' y. -,rpò; ~ò y uuyy,ivsLXv syjt T7ZC ©Vole. Olii 7«o sypYi'T'xvro r&> yxy.tm, Kxppiltou Zr.oolov Trcfc^E^óvToc. Corssen crede sia stata messa nell'alfabeto non molto dopo il U6K; certo il primo monumento dove comparisce e il sepolcro del secondo Scipione, figlio ilei Barbato, che fu censore in quell'anno Ritsclil però crede che l'iscrizione di quel sepolcro sia del principio del sesto secolo,

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