CAPITOLO II. — PRIMA ETÀ'.
25
L'uno di essi sembra essere stato l'antico alfabeto attico (1), il quale si distingueva per i seguenti caratteri:
1. D'aver due segni per la sibilante S, die erano: M, io schin fenicio e san dorico, e il samecU fenicio e sigma jonico.
2. D'avere perduto il 9 (Koppa), uno dei due segni della tenue gutturale K (Kappa).
Da questo sono derivati tutti gli alfabeti italici, eccetto il latino. Così al medesimo esemplare si riducono con poche differenze il sabellicó , ed i varii alfabeti etruschi : cosi l'osco e l'umbro, avendo tutti (2) la scrittura da destra a sinistra.
Fra le varietà che più tardi si introdussero in questa famiglia di alfabeti italici, queste sono particolarmente degne di nota. Che taluni di loro, quali l'osco e l'umbro perdettero la lettera 0, adoperando per essa la V ; che altri, quali 1' etrusco (di Bomarzo, ed ancora l'osco e l'umbro) presero il segno Q, altri, come il Falisco, il segno ^ per la F, suono proprio delle lingue italiche (3).
L'altro alfabeto, più recente, è quello dei Dori siculi e cuinani, e presentava queste varietà :
1. D'aver conservato le due gutturali tenui, K e 9.
2. D'aver perduto il segno sibilante M-
3. D'aver mutato l'antico P in R.
Da questo esemplare deriva l'alfabeto latino, che si mantenne separato da tutti gli altri alfabeti italici. Desso infatti ha la scrittura da sinistra a destra ; ha il Q (9) ; non ha la sibilante M'- ha la ? per la consonante italica / in vece dell'etrusco 0 del falisco
Questa derivazione dell' alfabeto latino dal greco di Cunia è anche confortata dalla storia delle relazioni strettissime di Roma con quella colonia dorica al tempo de' Tarquinii. Però delle 24 lettere di esso alfabeto Roma ne abbandonò tre, 3-, x, perchè la lingua latina non conosceva le aspirate, e per il suono /'adoperava, come già fu detto, la lettera F. Quindi ritenne ventuna lettere, che sono ;
1. a A. 8. h H. 15 P p.
2. b B. 9. i I. 16 <1 Q.
3. c C. 10. li K. 17. r R.
4. d D. 11. l L. 18. s S.
5. e E. 12. m M. 19. t T.
6. r F. 13. n N. 20c V (u) V.
7. z Z. 14. 0 0. 21. ÙO X(4).
(1) Che la formazione del futuro con es 11011 fosse ignota ai Latini (e forse era anche per loro la originaria) è dimostrato dai futuri passati cap-so, fuc-so, i quali, qualunque spiegazione si dia di loro, contengono il medesimo suffisso del futuro greco E Io stesso accade anche dei futuri passati del latino classico, cepero, fecero, dove ero—e,so
(2) Veramente le iscrizioni etnische ci offrouo tre maniere di scrivere; la serpentina, il così detto bustrofedon od a volta di bue, che va da sinistra a destra, e da destra a sinistra; poi la scrittura da destra a sinistra, Anche i Falisei, quantunque il loro alfabeto abbia la stessa origine del latino, scrivevano da destra a sinistra.
(3) Il vero è che dal segno sabellicó ìSi si formò l'etrusco il quale si arrotondò nell'umbro-osco S e dimezzato diede il segno f de'falisei.
{k) Il più antico alfabeto latino ci è conservato in iscrizioni appartenenti all'età che trascorse dalla fine della guerra sannitica fino alle due prime guerre puniche. Chi avesse vaghezza di cono' jcerle, le cerchi nell'opera di Ritschl: Frisate latinitatù monumenta epigraphicu. JJeroI. 186?. Tab. I-XV, XX, XV-L. Quivi in superbi caratteri vedrà le varie forme delle antiche lettere latine.
Un fatto notevole nell'alfabeto latino si è che mentre i Greci tolsero dai Fenicii insieme colle lettere anche i nom di esse, i Romani seguirono nella denominazione delle 'et ter e, un altro princi-Taìhagwi. Letteratura Romane. 4