CAPITOLO II. — PRIMA ETÀ'.
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segnarle un posto nella classificazione delle lingue (1), e molto meno interpretare i monumenti che di essa ci restano. Teod. Mommsen crede però di poter distinguere chiaramente due periodi nella storia dell'Etrusco. Nel periodo più antico abbiamo le vocali ancora ben conservate, ed evitato quasi senza eccezione l'incontro di due consonanti. Colla perdita delle desinenze, si vocali, sì consonanti, coli' aflievolimento e colla soppressione delle vocali intermedie, la lingua che era già dolce e sonora divenne a poco a poco dura e rozza, in modo da non potersi quasi proferire, e per darne pochi saggi ad esempio, si fece : di Tarquinius Tarchnas, di Minerva Menrva, ria Menelaos, Polydeukes, Alexandros: Menle, Pultuke, Elchsentre. Comune col latino e col dialetto eolico ha l'estrusco la tendenza a ritirare l'accento sulle prime sillabe della parola, e questa fu in esso certamente, come nel latino, una efficacissima causa di corruzione. Le sillabe finali atone cadevano, le medie erano soppresse. Altro carattere dell'etrusco era di adoperare le tenui al posto delle medie, che avea quasi interamente perdute. Di quelle poche desinenze e voci che furono potute mterpretare, le più parvero fin qui lontane da ogni analogia col greco e col latino: tali sono, per es., al metronimico (2), sa. che aggiunto ai nomi di femmina dinota il casato del marito (3); se% che vuol dir lìglia, ril anno, Turms — Hermes, Turan — Aplirodite, Sethlans = Hephaestos, Tufluns = Bacco, ed altri. Alcune analogie tra l'etrusco e le lingue italiche si trovano nei nomi proprii che generalmente sono modellati sul tipo italico; così la desinenza gentihzia enas, ena (4) torna nella terminazione sabina in enus, come i nomi etruschi Vivenna, Spurinna corrispondono esattamente ai romani Vibius o ViMenus (5), e Spurius. Di forma prettamente latina sono pure i nomi di talune divinità che occorrono nei monumenti, e dagli scrittori son dati come etruschi ; ma siccome queste ed altre somiglianze si spiegano da sè colie attinenze d'ogni sorta che più tardi ebbe Roma coli' Etruria, così esse nulla mutano al risultato al quale ci conducono tutte le altre osservazioni, e che finora conferma 1' antica sentenza di Dionigi: che gli Etruschi per lingua e per costume non somigliano ad alcuno de' popoli italici (6). Certo è, per quello che ne dice Livio, che i Romani non intendevano affatto l'etrusco, e che lo dovevano studiare, come si fa d'una lingua forestiera; e lo stesso
(t) «Io non posso, scriveva or sono dicci anni lo Schleicher, ammettere nè la congettura che l'etrusco sia indogermanico, ne che non lo sia. Nulla ancora fu metodicamente dimostrato». E dopo dieci anni parmi clic la gente di giudizio ripeta press' a poco la stessa cosa. Solo gli impazienti, che in simili quistioni non possono mancare, escono tratto tratto con qualche hel sogno, che la luce della scienza hen presto dilegua. Tali sono, per esempio, i tentativi fatti da persone anche dottissime e di sottile ingegno, per provare il semilismo della lingua etnisca, la vanità de' quali fu luminosamente dimostrata dai prof. Ascoli in un articolo delf Archivio Storico Italiano (Nuova serie, T. XT, p. lì. E propiio il caso di ripetere l'aureo detto di Cicerone, che: opinionum commenta delet dies, na-turae judicia confirmat. E prima che questi sicno venuti, e la luce delta verità si faccia, bisognerà pure avere la rara , quanto utile virtù di sostare nel dubbio. Con che non si vuole già negar fede alle pazienti ed ingegnose investigazioni de' più dotti cultori dell'etrusco (tra i quali non possono essere dimenticati i r.omi chiarissimi di Fabretti e di Conestabile), ma solo affrettare col desiderio il giorno che essi ci possano dare alcun che di più certo, che non siano le presenti variabilissime congetture.
(2) Canial in una iscrizione bilingue di Chiusi è tradotto: Cainia natus. Piacemi però aggiungere che al si potrebbe forse ragionevolmente confrontare coir alis latino, quando fosse dimostrato, come promette di fare un mio giovine amico, che esse non è strettamente un suffisso metronimico.
(3) Lecnesa, moglie di Licinio.
(4) Maecenas, Porsena, Vivenna, Caecina, Spurinna.
ti?) Vedas nelle Ròmische Forschungen di Mommsen l'articolo sui nomi proprii romani.
(6) Antiq. Pom. I. 30. àpyoùòv te Ttc/.vv w.t ov'osvì toààu yévn ovxs òuóylu
iV pÌGV.iTO.1.