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LIBRO I'RIMO.
temente la religione e i costumi degli avi, quest' idea è sempre presente allo scrittore romano; e se talvolta gli turba il giudizio, e lo fa essere parziale troppo coi suoi concittadini ed ingiusto coi forestieri, se, per usare l'orgoglioso detto di Tito Livio, gli fa pensare che le umane genti debbano tollerare volontieri come l'impero così la smisurata vanità di Roma, gli mantiene però l'animo costantemente elevato a nobili e dignitosi sentimenti; nè, se per avventura egli sia uomo e cittadino poco virtuoso, gli permetto mai dì offendere deliberatamente'collo scritto le ragioni dell'onestà e del decoro. Perocché la carità di patria è parte pur essa di virtù (1). E so nei tristi giorni dell'impero, quando alle virtù antiche succedevano d'ogni parte nuovi ed abominevoli vizii, e la carità di patria prendeva nei pochi onesti le sembianze di un cupo e doloroso presentimento che la potenza di Roma fosse vicina a perire, e quel presentimento strappava al cuore di Tacito l'inumano voto che i barbari continuassero ad odiarsi e distruggersi gb uni gli altri, poiché la discordia de'nemici era il maggiore ajuto che ai minacoianti fati dell' impero potesse porgere la fortuna ; se, dico, iu que'teinpi d'universale dubbiezza ed angoscia al sereno culto della patria erano succedute man mano altre cure ed altri alfetti, e l'idea di Roma parve qua e là fuggire dagli scritti por dar luogo ad altre idee, più vaste, più profonde, più umane; noi dobbiamo considerare la rivoluzione clie allora veniva compiendosi negli animi, acciocché alcuni secoli dopo potesse compiersi nelle cose. L'èra antica e la civiltà romana perivano allora per dar luogo all'èra ed alla civiltà nuova, e questo sentimento e quasi terrore d'un ordine di cose che moriva per rinnovarsi, tu lo cogli da un canto nell'addolorato patriotismo del più grande storico di quell'età, e nei dubbi d'ogni genere che tormentavano una inente per sè così robusta e chiara; e dall'altro ne'progressi di quella setta filosofica, la quale preparava l'uomo a rompere gli ultimi vincoli che ancora lo legavano allo stato, acciocché potesse più liberamente dedicarsi all'oliera della sua morale perfezione. Il cittadino moriva a poco a poco, perchè già venivasi diffondendo tra le genti la novella, eli' era nato l'uomo.
Da un sì vivo e tenace amor di patria, e dal senno pratico che portava i Romani a congiungere in ogni cosa il bello col buono, e coll'utile l'onesto, scaturisce quella ricca vena di sentimento morale che rende così profondamente istruttiva la lettura delle loro opere, massime allorquando, come non di rado accade, sia accompagnato da un forte e sincero sentimento religioso. Quando avvenga che l'amor di patria e l'amor del bene, il culto de' Numi e la venerazione delle antiche memorie, che tutti insieme questi sentimenti gli accendano e gli elevino l'animo, lo scrittore romano ti fa allora il secondo libro dell'Eneide, il proemio delle storie di Livio, il carme sesto del terzo libro d'Orazio, e con minor fede forse, ma non con minore altezza e sincerità d'affetto, l'Agricola di 0. Tacito. Per le quali scritture, e per altre che tutti possono facilmente ricordare, la letteratura romana prende un proprio ed altissimo posto di fronte, non solo alla greca, ma a tutte le antiche e moderne letterature.
§ 2. — Del metodo nello studio della letteratura romana.
La cognizione della letteratura romana, come d'ogni altra, comprende due parti : la lingua, e gli scrittori. Ma lo studio sì di quella, sì di questi può essere fatto con
(1) In quelle stesse pagine, che sopra ho ricordate, l.i Stael fa una parte assai più larga all' originalità latina, e forse eccede un poco i limiti del vero, come quando dice (p. 10B): che Orazio, Virgilio, Ovidio, se soni ìnontrés beaueoup plus philosophcs, beamoup plus penseurs dans leirrs écrits qu'aucim des poètes grecs... ce qu'il y a de lendre et de pliilosopliique dans les poètes latins, eux seuls cn ont la gioire. Se però ella ha voluto dire che hanno un senso più profondo e più maturo della vita, e perciò affetti alle volte più umani, più veri e più vicini ai nostri, la Stael ha colto nel segno. Orazio inferiore a Pindaro come poeta (e nessuno ne dubita), piu T umanità procede, e più sarà preferito al terribilissimo suo originale.