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condo svantaggio derivante-dalla semina del riso , fe quello che risente la Pastorizia . I terreni , ove vien sparso , sono tutti soggetti allo Stucco . Il Pecoraio non può tarli pascere nenpure , quando riso non vi abbia ; s'i perchè ancora limacciosi ed abbondevoli di acque ; sì perche producono erbe letali, come viscìo-le cicute , ed altre frigide e mortifere erbe . III. Segato 1) riso , deve lasciarsi in riposo il terreno, ne
f'uo tornarvisi a seminare'ancor riso per cagione del-o Stucco medesimo . Questo anno è intieramente perduto non solo alla pastorale per le cagioni esposte , ma ancora all' agricoltura . Alloracchfe si semina il grano , può di ogni terreno ancorché soggetto a Stucco, ristoppiarsi buona parte per i Ritrivi, i quali sono di un grande a'uto alla povera Gente ; ma essendovisi seminato il riso, le maggesi non si possono rompere se non ne' tempi più caldi dell' anno seguente . IV. Un* altra non leggiera perdita , che ci cagiona il riso, è il privarci degli Alberi. Nel luogo della semina in cui staziar debbono le acque molti mesi, tutte le piante periscono. Le Querce immense, che si trovavano in quelle pianure, sono intieramente perdute e non ve n' è rimasta pur una
Dippiù : Noi rifondiamo a Forastieri per canape, lino , corone, tabacco ec. almeno annui ducati trenta mila. Eppure que' terreni sarebbero più atti r tali generi di que'degli Ascolani ; E maggiormente a noi riuscirebbe la coltivazione de1 medesimi, perchè non manchiamo de' conci necessari , e spezialmente delle palombine -, che ora rortiamo alla Marca . Ora la semina de' canapi apporta minor dispendio dt quella del riso, non ci priva di ricolta, e la ricolta del grano , che siegue quella dei Canape è si ubertosa che sorpassa il venti o il trenta per uno . I>i già alcuni Galantuomini istruiti cominciano ad introdurlo , ed
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