Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisč
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STORIA DRTXl TOSCANAAnni 1824 dell'E. V. Il bonificamento della Valdi-chiana era un desiderio incessante del principe; in quest'anno eransi costituite cateratte al ponte a Cappiano per impedir che le acque torbide s'introducessero nel padule di Fu-cecchio; e Ferdinando III, ansioso che quei lavori procedessero con alacritą, eravisi recato a visitarli ; quindi fece ritorno ai 12 giugno a Firenze, portando seco il germe insidioso di quel male, che dovea rapirlo all'amore della reale famiglia e dei sudditi, uon appena compiuto il cinquantacin-qnesimo anno.
Corse rapida pella cittą, pelle campagne, pelle Provincie pił remote la notizia della sua malattia, ed era doloroso a vedere quel rorrerc, quell'affollarsi del popolo attorno al reale palagio; un interrogarsi continuo, un rispondersi con mestizia e colle lagrime agli occhi, come se non altrimenti che il padre, e padre amoroso di tutti, versasse in grave pericolo; ma era scritto nei decreti imperscrutabili dell'Eterno che una sģ cara vita mancasse, e dopo sei giorni di malattia si spense, invano adoperandosi a ritenerla coi sus-sidii dell'arte i medici, invano colle sollecite cure la reale famiglia e tutta la cortei La perdita di questo principe, nel quale la cultura dello spirito uguagliava l'affabilitą dei modi e la bontą del cuore, fu pianta con vero rammarico da tutti i Toscani.
L'arciduca Leopoldo, che stavasi allora con un amor singolare tutto intento al riordinamento e alla pubblicazione delle opere di Lorenzo il Magnifico e dell'immortal Galileo, sacrificando il dolore di figlio al dovere di principe, prese in mano le redini dello Stato, nella fresca etą di ventisette anni, e, undecimo nell'ordine dei granduchi di Toscana, si disse Leopoldo II.
Promettemmo scrivere del regno di Leopoldo li, ma i tempi incalzano con tanta rapiditą, ma tanta via di riforme č stata percorsa in pochi mesi, ma tanti eventi sovrastane? ancora all'Italia nostra, che noi staremo contenti a pochi e brevi cenni per sommi capi e quasi a mo' di cronaca, astenendoci da ogni giudizio, che pei tempi che corrono e viventi gli uomini e agitandosi tuttavia le ansie e le speranze del futuro, sarebbe oggi precipitato. Alla posteritą duo-
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