Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

Pagina (335/378)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      CAPITOLO DBCIMO. 335
      anno nel quale venne a morte di febbre acuta, e gli successe l'infante Carlo Lodovico siru figlio, sotto la tutela, perchè in minore età, della regina madre Maria Luisa, fino dal giugno del 1802 associala dal marito al governo.
      Allora si videro in Firenze milizie francesi aggiunte a milizie spagnuole e a soldatesche parmigiane; la corte spiegò
      coloro, che più per Vetempio potevano Jra gl'Italiani, che riè il Me-tastasio, riè il Goldoni, ne il Parini, quantunque molto avessero operato, erano stati bastanti a destargli, onde più sonnacchiosi non Jossero e mogi.
      Dir dell'Alfieri lungamente non ol consente l'angustia del libro, rd altri parecchi già lo fecero; di questi forse più egregiamente di tutti, il professor Silvestro Cento fanti.
      Solo diremo che le tragedie dell'Alfieri dal Lto dell'arte sono sempre energiche e profonde, che le bellezze greche e le bellezze romane ? i si veggono «parse a piene mani; talché quantunque scritte da un I-taSiano moderno e con moderna lingua parrebbero pensate e scritte da uomo vissuto in altri tempi e dai nostri rimotis'imi.
      Le passioni, che sono di tutte le età, maneggiò l'Alfieri mirabilmente, e i suoi personaggi, se amano, se odiano, se temono o sperano, ci si rivelano sempre grandi, sempre dignitosi, e più che spesso sublimi.
      Rispetto elio stile, che di quando a quando meritò la taccia di esser duro e contorto, ci sia permesso dire, che l'Alfieri, se si guarda agli scrittoti di trag-die che lo precedettero, non ebbe alcun buono esemplare; lutti erano fiacchi, snervati, noioai. La via eli'ei prese a percorrere con tanto studio e con tanta pertinacia di volere, fu dunque tutta nuova, e con quella alta capacità che a*era sortito dal cielo, srp-pe dimostrare agl'Italiani, i quali però avevano avuto l'Alighieri, rhe la l"ro lingua non era davvero seconda ad alcun'altra «l'Europa per e-sprimere le infinite gradazioni degli affetti, sia pur l'amore o la speranza, sia la compassione o il terrore.
      S risse opere filolofiche e politiche, tentò la commedia , tradusse storici • poeti latini, seppe profondamente di greco*, e non è forse fuor di proposito ricordare ai giovani che lo studio ch'ei fece sui volumi dei classici lo condussero a quell'aliezaa, chc è dato toccare a pechi esseri privilegiati.
      Nato Vittorio Alfieri in Asti di Piemonte nel 1749) morì in Firenze, «ua patria d'eledone, nel i8o3.
      Nel magnifico nostro tempio di Santa Croce, il Canova gli compose un monumento; cui si soffermi a guardarlo, ricorrerà subito alla meute ebe il poeta rigenerò le lettere, che l'artista rigenerò le arti; ambedue meritarono grandemente della venerazione degli uomini.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

Pagina (335/378)






Carlo Lodovico Maria Luisa Firenze Vetempio Jra Italiani Me-tastasio Goldoni Parini Jossero Alfieri Silvestro Cento Alfieri Lto I-taSiano Alfieri Alfieri Italiani Alighieri Europa Vittorio Alfieri Asti Piemonte Firenze Santa Croce Canova