Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      capitolo settimo.
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      pontefice Paolo V, e gli successe Gregorio XV della famiglia Ludovisi di Bologna, stato da cardinale amico alla casa Medici ; ma in questo tempo sempre più si aggravò ia malattia di Cosimo II, della qnale mori sul cader del febbraio dello stesso anno. Lasciò questo principe numerosa famiglia, lo zio don Giovanni, i fratelli Carlo cardinale e Lorenzo, e le principesse Claudia e Maddalena sorelle; la prima non stette molto a sposarsi col duca d'Urbino. Lasciò pure cinque maschi, Ferdinando, successore nel granducato in età di dieci anni, Giovan Carlo, Mattia, Francesco, Leopoldo, e due femmine, Margherita ed Anna. Alla moglie, e fece male, lasciò il governo di Colle e di San Minialo con le rendile che v'erano annesse; ai figli minori costituì un'entrata annua cospicua depauperando sempre più la Toscana: ebbesi pur qualche lode perchè aumentò il fondo delle doti alle povere fanciulle, lasciato dai suoi predecessori; nominò poi una reggenza , durante la età minore del figlio Ferdinando, composta della propria madre, della moglie e d'un consiglio di quattro persone. Checché ne dicano gli storici, poco fece per le scienze e per le arti, meno per la prosperità del suo stato; nè le sue brighe nelle faccende d'Europa nè i suoi malanni sono validi argomenti a scusarlo.
      Non vuoisi negare però eh' egli ebbe indole benigna verso i sudditi, ch'ei fu sensibile agli incanti della poesia e della musica, fredda e sterile, perchè i tempi correvano tristi e freddissimi. Crebbe il fasto della corte, e per la prima volta il palazzo Pitti vide i nani e i buffoni; e poiché Cosimo non avea nè le ricchezze dell'avo , nè quelle del padre, per aver abbandonato la mercatura, rincarò i dazi, moltiplicò le bandite regie, e le concesse, con grave . danno dell'agricoltura, anche a molli gentiluomini.
      Poco egli fece rispetto alla legislazione, e solo fu notato ch'egli ne mutò un punto importantissimo, ristringendo e spogliando in gran parte le femmine del diritto di successione.
      Lo avere onorato Galileo è forse il più grande onore per lui, e non fu male avvertito che s'egli fosse vissuto, parte delle sventure ch'ebbe quel sommo a patire, gli sarebbero slate perdonate.


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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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