Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      CAPITOLO SETTIMO' 257
      li, diminuì le spese ai poveri, moderò gli abusi tendenti a paralizzar la procedura, procacciò che i magistrati avessero decoro di pubblica rappresentanza e camminassero retti pella via del dovere. Dettò regole importanti di procedura per la Ruota, e i processi furono bene istruiti, studiati bene i punti di fatto e di ragione dai giudici, e i dubbi comunicali alle parli. Proibì ai giudici di ricever regali; dette migliore ordinamento agli affari dei pupilli; guarentì le doti delle donne; provvide che non fossero frodi nelle donazioni.
      Rispetto alla giustizia criminale, che era in pessime condizioni quando Cosimo salì sul trono, ordinò i confronti del reo coll'offeso e coi testimoni; provvide alla disciplina delle carceri, riformò abusi, volle tulli i processi criminali di provincia partecipati al tribunale degli Otto prima di esser risoluti- Introdusse uniformità di pene, e perciò abolì l'autorità degli statuti municipali nelle cause penali ; fece leggi su molti delitti, sugli omicidi, sui duelli; si sforzò di estirpare il peculato, le usure palliate e gli scrocchi, vizi anche questi pur troppo frequenti allora in Toscana. Nella somma però la legislazione penale diversificò di poco da quella che era slata nei tempi di mezzo, e forse Cosimo aggravò la mano. In più leggi non pertanto ebbe egli stesso a confessare la insufficienza del rigore *.
      Cosimo, che voleva essere padrone assoluto, tarpò eziandio l'arbitrio e l'autorità a coloro che andavano rettori, vi-carj e podestà in provincia, e in questo fece un gran bene'.
      Devoto al cattolicismo, si- mostrò rigoroso per la conservazione della fede nella sua purità; geloso delle immunità della Chiesa le rispettò e le velie rispettate r ma tutelò del pari, come quella ecclesiastica, la proprietà civile.
      Al contrario della repubblica, la quale avea ristretto in poche famiglie potenti il potere, Cosimo volle uomini nuovi, li arricchì, li protesse, e ne fu ben servilo.
      Per lo più vuoisi notare eh* ei preferì i cittadini di mi" nore stato ai cittadini più nobili e più ricchi,
      ' Veda chi vnole nell'Opera Legislazione Toscana del Cantini, Tomo I, le leggi dei a3 marzo 15S7 e 27 luglio i55o; nel Tomo II , bendo dei 10 gennaio 1V17 ed altri.
      Storia della Toscana 17
      LjOOQle


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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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