Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisč

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      CAPITOLO SETTIKO. 213
      e Spagnuoli abbandonarono la cittā e la cittadella, e si condussero a Firenze.
      Siena, dopo aver persistito per secoli nella parte imperiale, a suggestione di agenti segreti, passō a parte francese , ed Enrico li mandavate capitani, soldati e soccorsi d'ogni maniera, e fermava un trattato d'alleanza con lei. Il popolo volle poi smantellata subito la cittadella e faceva gran gioie di quello starsi sotto il patrocinio reale. Allora si pensō a riformar la costituzione, e vi si adoperarono sedici cittadini senesi. Questi sedici cittadini, eletti da un Consiglio, la Signoria, i gonfalonieri, i consiglieri del capitano del popolo e il capitano stesso, in tutti trentatrč persone, sotto il titolo di Capitanalo e di governo di Siena, amministrarono la repubblica con la stessa autoritā che aveva avuto poc'anzi lu Balia.
      Crebbero le gioie quando fu visto giungere fra le mura di Siena il cardinale Ippolito d'Esle luogotenente pel re ; allora apparve manifesto che i Francesi miravano a pių late conquiste in Toscana ed in Italia per dibassarvi la potenza spagnuola, ma le gioie non aveano fondamento di lunga durata.
      Cosimo vedeva di mal occhio i Francesi intorno a casa sua, e per non lasciarsi cogliere alla sprovvista, scriveva a fretta e furia soldati, spendeva una moneta incalcolabile, smungeva spietatamente i cittadini cogli accatti forzati, coi balzelli, con una gravezza sulle farine di cui Firenze non avea mai provato nč la pių ingiusta, nč la pių onerosa 1 ; e Pietro di Toledo suo suocero, che gliene avea dato prima l'esempio in Napoli, andava dicendo che l'avea messa troppo bass^j e eh'e'lasciasse cantare 1
      Della convenzione del duca con Siena si richiamō l'imperatore, ne lo rimproccip acerbamente, e poco stette non ne traesse vendetta; ma i buoni officii del suo suocero, don Pietro di Toledo duca d'Alva, Io ritornarono presto nell'antico favore, e sua mercč, dopo aver aspettato ott'anni,
      ' Pagarŧ! per lutto il dominio tre soldi e quattro denari lo staio, e in Firenze quattro soldi; si disse che in un anno questo daiio avrebbe buttato 200,000 scudi.
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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisč
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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