Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      CAPITOLO SETTIMO. 237
      Procacciatasi una maggior quiete colla morte e collo sbandimento di lutti i suoi nemici, Cosimo si dette a ordinar solo tutti gli affari dello -Slato; e diciamo solo, perchè non lo Stato, nè i Quarantotto, nè i consiglieri, ma Cosimo faceva tutto, e le piccole e le grandi cose senza consiglio altrui governava, quantunque contasse appena diciotto anni-Distese egli la sua autorità con mirabile avvedutezza e contro tutte speranze di chi voleva padroneggiarlo come un pupillo; fece fabbricar fortezze a Pistoia, ad Arezzo e in altri Juoghi del dominio; visitò le città, ne risarcì le mura, fortificò Pisa, si adoperò a risanarla; mirò ad assicurarsi quanto più potè da invasioni straniere e da tentativi dei sudditi; si tolse d'attorno gli Spagnuoli che lo molestavano, e il cardinal Cibo che seminavagli ostacoli ad ogni passo il Guicciardini, il Vettori, l'Acciaioli e Matteo Strozzi che aveano sperato di condurlo a loro voglia ; il Guicciardini, più ambizioso di lutti, morì di rabbia o come Cogliono alcuni di veleno nella sua villa a Santa Margherita. Quando par-vegli poi di essersi veramente consolidalo, chiese all'imperatore una sposa, e n'ottenne Eleonora secondogenita di don Pietro di Toledo viceré di Napoli, colla quale nel 1539 andò ad abitare nel pubblico palazzo, dove già risiedeva la Signoria, e v'ebbe un primo figlio maschio nel marzo del 1541.
      In questo tempo Paolo III pontefice mosse guerra ai Colonnesi, e Cosimo, sapendolo di una indole risoluta e subitanea, e sospettando che, vinti quelli, non volgesse le armi contro lui, avvisò a tenersi pronto sulle difese. Pensò ad un esercito toscano, nel quale potesse fidare, e a una valida marina, alla a difender lo stato e a proteggere il commercio ad un tempo. Nelle Provincie trovò la forza per ordinar la milizia delle Bande, cui fu largo di molli privilegi, che tenne continuamente esercitale e che sperimentò fedeli.
      • Si disse che il cardinale avesse scoperto che ti volerà dar veleno a Giulio figlio del duca Alessandro, e che osasse farne rimprovero a Cosimo, qua>i ne fosse egli l'autore; Cosimo però gli rispose con un tiglio cosi burbero che il cardinale per lo suo ra-glio an lò a siarsene a Massa.
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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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