Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      Icapitolo settimo. 233
      stali al cardinale- Il popolo istupidì, ma non si mosse, perchè non surse in mezzo a lui chi Io guidasse, perchè gli uomini più risoluti e sperimentati erano in esiglio. I Piagnoni o partigiani del Savonarola si agitarono alquanto, ricordarono le profezie del Savonarola •, ma erano pochi e non furono ascoltati.
      Allora il cardinal Cibo convocò nel palazzo Medici il Senato dei Quarantotto, espose qual fosse lo stato delle cose, disse dei pericoli che soprastavano alla ciltà per Tira di Carlo V, lo invitò ad avvisare a un successore. Propendevano alcuni, ed era di questi il cardinale, per Giulio, figlio naturale del duca; ma poiché non avea più di cinque anni, si dubitò che il cardinale, avesse fatto assegnamento di governar egli la ciltà col titolo di tutore, e il fanciullo fu messo da parte; Palla Rucellai voleva proclamata la libertà; Francesco Guicciardini trattovi dalle minaccie di Pandolfo Pueci suo suocero *, e Francesco Vettori, alla testa del partilo più numeroso, chiedevano per capo dello stato il signor Cosimo dei Medici, figlio del signor Giovanni delle Bande nere, che contava allora il diciottesimo anno, ne magnificavano le doti veramente principesche , ripetevano che dopo Lorenzino, indegno di tanto onore, Cosimo era l'erede più prossimo dei Medici, il solo capace di procacciar quiete e felicità a Firenze-
      li popolo si mostrava impaziente d'una risoluzione, e narra il Varchi che alcuni maestri di fondaco ed artigiani, deliberati di convocare il popolo, gridassero. « Se non sapete o non volete far voi, chiamale noi che faremo «.
      Cosimo intanto, che stavasi a una sua villa nel Mugello, detta il Trebbio, erasi opportunamente, e forse agl'inviti dei suoi partigiani, condotto a Firenze. Bello e aitante della persona, s'era sempre mostrato ai cittadini cortese dei
      ' Florentia Jlagellabiturì et post Jtageìla renovabitur.
      * Questo diciamo con certezza storica; in uoa lettela scritta da costui al duca Cosimo è detto-. « \ Dio piacque dopo la morie del duca Alessandro che si facesse elezione di V. E; a questo quanto mi operassi è noto a tutti, e massime fino a minacciar della vita il mio suocero, e quella manina che fusti eletto lapete ebe per ordine mio il li-
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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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