Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      CAPITOLO QUINTO. ' 213
      e d'Italiani la repubblica fiorentina 1 Due mesi dopo la sua caduta, entrava in Firenze, cbe doveva serbarsi in libertà, Giovanni Antonio Musceitola ''ministro dell'imperatore con Alessandro de'Medici duca di Civita di Penna e nipote creduto del pontefice; una plebaglia pagala urlavagli dattorno palle, palle, Medici, Medici, ed entrati ambidue in palagio Tu Ietta una bolla d'oro di Carlo V data in Aquisgrana ai 28 oltobre 1530, nella quale era scrìtto cbe Firenze avea perduto tutti i privilegi per la sua ostinazione contro l'imperatore; che però agli altissimi preghi di papa Clemente, quegli ricevevala in grazia di nuovo, e le rendeva le antiche ragioni, preminenze, immunità e privilegi e grazie imperiali come prima. Voleva però che la famiglia Medici, c perciò l'illustre suo genero Alessandro, fossero ricevuti m patria colla stessa autorità t he avevano innanzi, e che riformandosi lo stato, il detto Alessandro fosse capo e proposto in tutti gli officj e magistrature finché duravagli la vita, e. lui morto, gli succedessero i suoi figli legittimi e maschi, e gli eredi e successori discendenti del corpo suo; e mancala la linea sua legittima, in quella autorità succedesse il più propinquo della sua casa, della linea di Cosimo e di Lorenzo fratelli '. Indi a poco, alle istanze di Clemente che più chiedeva quanto più gli si accordava, Alessandro fu creato signore assoluto di Firenze.
      Si negò il rimborso a coloro che aveano prestato danari pella guerra, a tutti fu scemato il frutto delle somme offerte e date per forza, furono annullate le vendite dei beni ecclesiastici con gravissimo danno dei compratori, fu mutata affatto la forma del governo. Il Consiglio grande fu abolito e se ne formò un altro segreto di dngento cittadini per la nuova elezione alle pubbliche cariche ; ma i primi magistrati furono scelti dal papa: di questo Consiglio eranoMedici ai più potenti fuorusciti fiorentini , e questi lo insultavano, lo deridevano, gl'insidia*a-io la vita. Frenetico, per hè luna Italia lo gridava traditore, mandava cartelli di sfida a tutti, e tutti gli rispon levano col disprezzo, e tutti negavano di misurarsi con lui, c gli centuplicavano il titolo di vite.
      1 Hon dimenticava il pio imperatore alcuni anni dopo di chiedere a Firenze per i rasi di guerra 6000 ducati al me>e !
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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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