Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      210 STORIA DELLA TOSCANAdimora per accostarsi rie- più alla Porta a San Giorgio, quasi meditasse di introdurre a sua voglia i nimici in città; quando nelle gloriose sortite dei cittadini o non mandava in tempo i soccorsi, o li negava, o richiamava a forza i combattenti dentro le mura.
      Anni 1530 dell'E. V. — Si perdevano ad una ad una le terre del contado; Pistoia, Prato, lasciate in balla di se stesse, tumultuavano; Mutrone, Pietrasanla, San Gimignano cadevano in potestà dei nemici ; Volterra si ribellava, e da-vasi a papa Clemente. Condotta la repubblica a questi estremi, mandava il Ferruccio a punir Volterra, poi con incredibile valore la riconquistava; ma intanto Empoli era venuto in mano degl'imperiali, e tutto il pondo delle armi nemiche precipitava minaccioso addosso a Firenze. La sola speranza era allora riposta in Ferruccio, che fu nominato commissario generale, con potere quasi assoluto, ed ebbe comandamento di correre a passi concilalissimi in aiuto di Firenze. Raccolti quanti più seppe uomini e cavalli mosse l'ardimentoso capitano verso il fiume Cecina, toccò Vada, Rosigna-no, Livorno e Pisa dov'ebbe suo malgrado a fermarsi, affranto dalle fatiche e dal dolore d'un'aspra ferita; poi riavutosi alquanto,. per Lucca e Pescia cavalcò a San Marcello e a Ga-vinana, dove erano minacciosi e grossi il calabrese Maramaldo, il Vitelli e lo stesso duca d'Grange, accorso dalle bande di Prato e Pistoia, sguarnite di difensori e nemiche ora alla repubblica. Non volle il Ferruccio schivar la pugna, che amore di patria, e sete di gloria lo fecero sordo a chi gli mostrava i pericoli gravissimi della giornata; combattè con poche (ruppe contro un esercito poderoso, ne vide morir il capo supremo, il duca d'Orange, e non cessò dalla pugna se non quando le ferite gli ebbero rotto il corpo in più parti e tolta ogni speranza del vincere. E qui lo finì vilmente quel Maramaldo, dandogli d'un colpo nella gola, mentre era agonizzante. La morte del Ferruccio valse per mille morti; s'ei fosse vissuto forse la repubblica fiorentina non cadeva !
      La nuova di tanta sventura sbigottì, ghiacciò gli animi dei più; i prudenti pensarono ai rimedj umani; i fanatici delLjOOQIC


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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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