Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      capitolo quinto'
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      in cui sedessero tutti i cittadini. Chi avea compiuto trent'anni, e in alcuni casi venticinque, che fosse netto di specchio 1 e potesse provare di essere statuale, cioè di tenere dal padre e dall'avo il benefìzio dello stato o l'accesso agli uffizi,avea diritto di sedere nel gran Consiglio. Da principio esso si compose di ollocentolrenta cittadini, poi ne fu portato il numero a mille settecento cinquantacinque , e si statuì che mille membri dovessero intervenire di rigore perchè i partiti riuscissero validi. Si creò eziandio un Consiglio minore di ottanta cittadini per lo spazio di sei mesi; cosicché il gran Consiglio rappresentò i parlamenti, e il Consiglio minore quelli già soppressi dei Cento e dei Settanta. Dieci cittadini detti officiali di Grascia, ebbero carico della revisione dei debiti vecchi e delle gravezze ed anche della imposizione dei beni stabili, che si disse la Decima. Venti accoppiatori, ai quali, finché i principj del governo fossero stabilmente fermati, era affidata la nomina della signoria, dei gonfalonieri, delle compagnie del popolo, dei dodici Buonomini e delle altre magistrature. Si rielessero per ultimo i Dieci della guerra, mutando loro il nome in quello di Dieci di libertà e di pace. Così Firenze davasi il governo più democratico del mondo.
      In mezzo a questi dibattimenti politici, Montepulciano si ribellò contro la repubblica per via d' un' imposta , ed aggiunse nuovi impacci a quelli che già la inquietavano.
      Anni 1495 dell'E. V. — Carlo Vili, compiuta la conquista del regno di Napoli, non restituiva alla repubblica le città e le castella cbe s'era ritenuto in mano ; per so-prappiù i Pisani, spalleggiali dagli officiali francesi, avevano occupalo altre terre del contado ; per la qual cosa i Fiorentini furono obbligali finalmente a prendere ai loro soldi Guidobaldo d'Urbino e Ranuccio Farnese e combattere, non tralasciando inlanlo di far pratiche presso Carlo per deciderlo a sgombrare, come avea promesso, le castella- Più che le persuasioni e la giustizia dei richiami
      1 Netto di speechio volle dir non segnato come moroso nel libro delle gravezze pubbliche.


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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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