Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      172 stori! della toscanariconosciuto signore di Firenze ; risposero i commissari averlo ricevuto come loro ospite, non per forza; cbe ingrazia sua non rinuncierebbero mai alla loro indipendenza, nè alla loro libertà- Si seguitò a parlamentar per più giorni, e Carlo , non senza sospetto, a veder la cupezza dei cittadini, e per via d'una fiera rissa avvenuta presso la porta al Prato tra i fanti svizzeri e il popolo minuto , ristrinse le sue pretese alla chiesta di immoderata somma di danaro, dicendo un segretario regio in suo nome, esser questa l'ultima concessione del re. Pier Capponi allora, uomo di antica virtù, di animo e d'ingegno grandissimo e primo dei commissarj fiorentini, gli strappò audacemente la carta di mano, e fattala in pezzi esclamò : Ebbene I quando la è così, voi suonale le vostre trombe, noi suoneremo le nostre campane; e uscì ratto dalla sala. Tanto impeto, tanto coraggio in un cittadino stato pochi mesi prima in Francia ambasciatore, sorpresero il re e la sua corte ; il Capponi fu richiamato, e fattegli più moderate proposte, si accettarono. Fu fermato cbe si obliassero tutte le ingiurie precedenti; che Firenze fosse amica, confederata, e sotto la protezione perpetua di Francia; che per securtà dei re, in mano a lui rimanessero le castella di Pisa e di Livorno, che egli restituirebbe senza spesa , compiuta la conquista del regno di Napoli, o composte in qualche modo le cose. Dovevano dargli però i Fiorentini cinquanta mila ducati fra quindici dì; quaranta mila nel marzo prossimo , e trenta mila nel giugno ; si perdonavano a Pisa le ingiurie fatte ai Fiorentini; Pietro e i suoi dovevano essere assoluti dal bando e dalla confiscazione, purché Piero non si accostasse per cento miglia al dominio della repubblica. Il trattato fu letto solennemente nella Metropolitana , e le parti giurarono di osservarlo.
      Dopo due giorni il re per la via di Poggibonsi e di Siena andò a Roma , accompagnato da due commissarj della repubblica.
      Allora i cittadini si posero a riformar davvero lo stato, riscaldandoveli colle prediche fra Girolamo Savonarola da Ferrara domenicano ; creata una balla deliberarono che tolto via il consiglio dei Cento, creato da Luca Pitti, e quello dei Settanta crealo da Lorenzo , si facesse un consiglio generale
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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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