Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      capitolo quinto. 153
      amore di patria. Questa morte Tu cagione che auche molti partigiani della fazione medicea desiderassero una qualche riforma nello sialo, stanchi della perpetua dittatura di Cosimo e dell'arbitrio dei magistrati che a nome di Cosimo tacevano e disfacevano a loro voglia e capriccio. Costoro dunque esposero a Cosimo i loro desiderj, e lo pregarono a lasciare all'estrazione delle borse e all'approvazione dei liberi suffragii l'elezione dei magistrati. Cosimo astuto, represse il dispetto, e aderì alle loro domande. La sorte chiamò ai pubblici ofiicii un numero maggiore di cittadini, ma poiché la più parte di questi dipendevano da lui o per ragioni di commercio o per bisogni pecuniari, la corruzione si esercitò sopra un terreno più vasto, e coloro cbe s'erano mostrati cupidi di novità, veggendo di aver nociuto a sè stessi, tornarono a pregar Cosimo perchè si ristabilisse l'antico ordine di cose. Cosimo allora non volle ascoltarli, intendendo a punirne così la ingratitudine, e dimostrando che la loro stoltezza a'veagli guadagnato maggiormente il favore dell'universale.
      Anni 1458 dell'E. V. —Intanto offerivasi a Cosimo una novella occasione di affezionarsi il popolo; trattavasf di scemare il debito pubblico creato nelle ultime guerre, e per dividere le imposizioni. fu proposto il metodo del catasto trovato nel 1427 da Giovanni padre di Cosimo. I grandi cittadini, infuriati, ricorsero di nuovo a Cosimo, pregandolo a volerli esimere da questo aggravio, a voler una volta rimn-tar lo stato delle cose, ma n'ebbero ugualmente una ripulsa adonestata colle parole che tulio debbe farsi per la volontà del popolo e non per forza. Entrava allora in carica di gonfaloniere Luca Pitti, uomo feroce ed ardito , nemico della nuova libertà del governo, e capace di tulio osare per rovesciarla. Cosimo che lo conosceva, se ne fece strumento alle sue mire, e affidò alni l'officio di aggiustar la faccenda, affinchè se non riusciva a buon fine tutto su lui ricadesse il danno e la vergogna. Queste erano astuzie , e noi non possiamo lodarle iu colui che si disse poscia padre della patria. Il Pitti volle da principio tentare di rifar la balìa, persuadendo ai magistrati che questa nuova libertà era unaLjOOQle


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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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