Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisč

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      capitolo temo. 127
      era stata rigettala per la paura dei collegi, scese Della sala del consiglio del popolo e mostrandovisi turbato del viso, sciamņ: » Savi del consiglio; oggi io voleva sanar la cittą dalle malvagie tirannie dei grandi e possenti uomini, e non son lasciato fare, perchč i miei compagni e i collegi non lo consentono. Il cbe sarebbe bene e buono stato dei cittadini e di tutta la nostra cittą; e non sono nč udito, nč creduto, nč voluto obbedire come gonfaloniere di giustizia. E dacché io non sono udito al ben fare , giudico non esser pił priore, nč gonfaloniere di giustizia, e me ne voglio andare a casa mia. Voi farete un altro gonfaloniere in mio luogo, e statevi con Dio ». Il rumore del consiglio fu grande; pił violente si levarono le mormorazioni e le minaccie contro i grandi, e molti corsero a ritener Salvestro, che faceva mostra d' andarsene, e lo ricondussero nella sala.
      Benedetto Alberti in questo, consapevole dei disegni del gonfaloniere, e vista 1' ora propizia, si fece a una finestra della sala che dą sulla piazza , e alla gente ragunalavisi in folla pel desiderio di aver novella dei casi, gridņ forte viva il popolo I Fu questo come un scoppio di fulmine; rumoreggiņ pella piazza il grido di cito il popolo ! si dislese per tutte le vie di Firenze, e tosto si chiusero le botteghe e le case, i cittadini s'armarono, e tornati sulla piazza, colle grida e colle vociferazioni confortarono quei di dentro che tenevano per Salvestro a vincer la petizione ; e fu vinta con lievissimi mutamenti.
      Quei della parte, all'annunzio di questi casi rimasero sbigottiti, e per quel dģ non uscirono da palazzo. Nel giorno seguente tutte le vie erano piene di soldati e di popolo, nč i fondachi s' aprirono, perchč il sospetto durava grandissimo per tutta la cittą. Salvestro intanto ragunava il consiglio del popolo, nel quale pure vincevasi la petizione, e in mezzo al tumulto venti cittadini vi si dichiaravano, a modo di spregio, dell'ordine dei grandi, poi del popolo minuto e degli artigiani; si deputarono consoli che andassero a render grazie ai signori, e a confortarli nella impresa di abbattere i capitani.
      Nota saviamente a questo punto il maggiore storico fiorentino, che niuno osi movere alterazione in una cittą, perLjOOQle


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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisč
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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