Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      capitolo tk1zo. ilied a far prova di redimersi in piena liberti; Arezzo, Castiglione, Pistoia,, Volterra, Colle, San Gimignano si ribellarono. La repubblica usò prudenza di provvedimenti in questo doloroso frangente, e mandò per tutto ambasciatori affine di mantenersi amici quei popoli che non volevano patirne la soggezione , e cosi in breve riacquistò la primiera autorità, e crebbe maravigliosamente in forza.
      Si pensò eziandio a cose di maggior rilievo, e quantunque ciò non avvenisse senza difficolta, anche i nobili i quali molto avevano cooperato a distruggere il governo dispotico del duca d' Atene che pesava su loro come sugli altri, poterono entrare a parte degli officii, cioè del priorato , dei dodici e dei gonfalonieri delle compagnie del popolo e nelle altre magistrature. Cosi volle il popolo, sempre generoso, rimunerare il favore dei nobili.
      Anche la città, fin allora divisa in sestieri tornò a dividersi in quartieri, a ciascuno dei quali si dettero nuove insegne e vi si crearono tre signori.
      Ma i grandi, aborrenti dalla modestia civile e usi a disprezzare il popolo, presto si fecero colla loro superbia intollerabili, e le discordie riprincipiarono, e il popolo, geloso delle sue prerogative, che sotto, il governo del duca s'era accostato ai pubblici officii e se n'era creduto capace, tornò ai tumulti e alle armi; gridando cbe cacciato un tiranno non voleva soffrirne cento. Si cominciò a menar le mani sulla piazza di San Giovanni alle case dei Cavicciuli, e fu da queste un rovinio di sassi sul popolo, che dal canto suo feriva all' alto colle balestre: durò la battaglia tre ore; poi i Cavicciuli, vistisi sopraffatti dal popolo , e senza aiuto , se gli dettero a mercè. I popolani, offesi e non insolenti nella vittoria, he vollero salve le case e le sostanze , contenti a togliere ai loro nemici le armi e a spartirle per le case dei popolani loro parenti ed amici.
      Cosi fu vinta dal popolo un' altra fazione dei Donati e dei Pazzi, e quella dei Cavalcanti, che forti di sito e di numero, assaliti da tutti i gonfaloni, facilmente si arresero. Così stettero in mano del popolo tre parli della città di qua d'Arno; restavano una quarta in potere dei grandi, difesa dal fiume, da forti torri, da serragli ai ponti e da buon numero diLjOOQle


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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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