Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      capitolo sbcondo. 107
      e danni si rinnoveranno in Italia sempre finché don si pensi che mal si difendono le mura cittadine se ntm le guardano cittadini petti.
      Visse Firenze per alcuni anni in quiete fra te sue mura, e intenta sempre a tenere m freno la superbia dei potenti cittadini, creò nel 1338 un nuùvo uffizio di capitano della Guardia, conservatore di pace e di stato della città; ebbe questo capitano cinquanta cavalli e cento fanti, e pierra autorità contro i malfattori- Al di ftiora mirò a distendere vie più il dominio, prendendosi la signoria di Pistcria e combattendo frequenti fazioni or coi Lucchesi, or coi Tedeschi, condotti dal figlio di Giovanni di Lussemburgo re «fi Boemia.
      Del pacifico stato della città si ebbero splendidi documenti nelle opere d'arte inalzate a pubblico decoro, nella floridezza prodigiosa dei commerci, nella cresciuta popolazione.
      Anni 1333 dell' E. V. — Una Orribile alluvione dell'Arno aveva afflitto però, nel novembre del 1333, buona parte della Toscana e specialmente Firenze ; l'impeto delle acque rovesciò i ponti, danneggiò infiniti edilizi, distrusse mercanzie, preziose suppellettili, lasciò per più mesi tracce dolorose in quasi tutta la città ; pure con «no zelo indescrivibile e con ingenti spese si diè mano tosto a risarcire i danni, a rialzar le fabbriche, a crearne delle nuove e più gigantesche.
      Eppure chi crederebbe che in mezzo a queste pubbliche calamità, i nobili, solleciti delle loro vendette e sordi al compianto universale, concepissero il reo disegno di assalire il popolo , e ponessero le mani nel sangue ? Un popolano toccò in questo trambusto una grave ferita1, e tutto il popolo si armò, e se non era la prontezza dei magistrati, i nobili correvano un grosso e meritato pericolo.
      Anni 1337 dell' E. V. — Lucca dopo tante controversie era venula in podestà di Mastino della Scala ; se ne risentirono i Fiorentini, e il novello padrone si offerì di rivendergliela a tal prezzo che parve un beffardo rifiuto ; nulladimeno, spaventati di averlo vicino, l'avrebbero comprata,ma non essendosi trovati d'accordo si venne alle armi. StetteroLjOOQle


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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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