Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      capitolo secondo. 105
      che i Fiorentini v' ebbero ognora la peggio, e Pistoia dovette scendere un' altra volta agli accordi. Questa impresa costò infinita fatica a Castruccio, il quale, tornato a Lucca, infermò e mori, quando vincitore di tutti i suoi nemici, duca di Lucca, signore di Pisa, di Pistoia, della Lunigiana, d'una parte della riviera di Genova e di più di trecento castella, poteva dirsi arbitro della più bella parte della nostra penisola e sul ponto di porre ipiedi sul collo a Firenze.
      Mori in questo tempo anche il duca di Calabria, per i quali casi i Fiorentini, oppressi fin allora dalla signoria dell' uno e dal timore dell'altro, si rinfrancarono ed ebbero agio di Volgersi alle riforme dello stalo. Invece di eleggere agli ofEcii due anni innanzi, com' erasi cominciato a praticare, fu stabilito che i priori, il gonfaloniere, i capitani di parte guelfa e gli altri magistrali formassero una nota di cittadini sottoposta a una balla di tutti gli ufBcii riuniti. I cittadini eligendi a squitlinio dovevano esser Guelfi, popolani, e contare almeno trent'anni; trae vasi a sorte ogni due mesi il none dei priori, ogni due anni si rinnovavano le liste, rimettendovi però quei nomi che non fossero usciti ; il popolo, convocato in parlamento, doveva approvare queste provvisioni. Il consiglio di credenza, quello dei cento, quello dei novanta, furono aboliti; si formò un Contiglio di popolo di trecento popolani, sotto la presidenza del capitano del popolo, e un Contiglio di comune composto di dugentocin-quanta fra grandi e popolani ciascuno dei quali si rinnovava Ogni quattro mesi.
      Anni 1330 dell' E. V. — Serenati gli animi, cessati gli orrori della guerra, il flagello della carestia afflisse al solito l'Italia e la Toscana; ma qui più splendidamente rifulse la repubblica nell' esercizio delle virtù cristiane e cittadine ; mentre a Perugia, a Siena, a Pistoia, a Lacca si cacciavano da tutto il territorio i mendichi e le bocche inutili, Firenze raccolse con laudevole pietà quanti miserelli tapini si accostavano alle sue mura, e non perdonò a spese per provveder di grani la città, mantenendone moderato il prezzo, e distribuendone largamente a quanti ne abbisognavano.
      Il Bavaro, scomunicato dal pontefice Giovanni XXII inLjOOQle


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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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