Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      capitolo secondo. 97
      Catini in Val di Nievole, e stando a cuore al cornane di Firenze difenderla e ad Uguccione di averla in mano, vi si combattè gagliardamente; toccò ai Fiorentini una dolorosissima rotta, e piansero morto Piero fratello del re Carlo, figliuolo del principe di Taranto e il fiore delle famiglie dei Guelfi ; ai prigionieri non si perdonò la vita, perchè era morto nella mischia il figlio d'Uguccione; restò ferito anche Castruccio degli Antelminelli, che in fresca età militava con Uguccione, e che doveva un giorno essere il terrore dei Guelfi fiorentini e di quelli di tutta Italia
      Le sventare sofferte e il fastidio di ogni signoria esacer* barono in Firenze gli animi dei cittadini contro coloro che reggevano la repubblica, e vi partorirono al solito malumori e discordie ; maledicevano alcuni ai reali di Napoli e volea-no tor loro la signoria della città ; altri opponevano che disonesta cosa sarebbe rompere un'antica amicizia; in questa controversia si ristrinsero però le facoltà del conte Novello, vicario reale, e forse sarebbesi osato di più, se la potenza di Uguccione non fosse stata paurosa pei Guelfi. Or tra le ansie della guerra di fuora e le discordie di dentro, vive-vasi tristamente in Firenze, e non essendovisi potuti aver quei soccorsi di gente che s'aspettavano dalla Francia e dalla Germania, si dette mano a compiere le mora e a fare altri provvedimenti di difesa, dei quali se furono savi alcuni, furono altri inconsiderati e stolli, come quello di cacciar via il conte Novello, e di chiamare quel Landò d'Agobbio per esecutore di giustizia e dargli pienissima podestà sopra i cittadini. Era costui uomo rapace e crudele, e co' suoi sgherri toglieva a capriccio a questo gli averi, a quello la vita ; e venne in tanta insolenza che osò battere una mo-
      1 Castracelo osci di Lucc* nei snoi verdi anni col padre , sbanditi ambedue; rimasto orfano si ricoverò in Inghilterra presso un auo parente ricchissimo. Qui uccise in rissa per causa di giuoco un principe di sangue reale ed ebbe a .fuggire. Allora si fermò in Fiandra e, lasciata la mercatura, si dette al mestiero delle armi sotto Alberto Scotto piacentino che militava ai soldi di Filippo il Bello con fanti e cavalli italiani. Avuta poi notizia che Uguccione avea richiamato i fuorusciti in Lucca, vi toruò e militò con lui.
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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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