Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisč

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      82 storia della toscanaDopo la partenza di Giano della Bella il popolo rimase addolorato, ma non si mosse; i nobili cominciarono all'incontro a nutrire speranze di ricuperare le loro dignitą, e mandarono a pregare la signoria perchč fosse contenta di temperare in qualche parte l'acerbitą delle leggi fatte contro di loro, e per dare anche maggior peso alle supplica-; zioni, strettisi insieme, si erano armati e dalle loro ville aveano chiamato in gran copia villici e malandrini. Allora il popolo non seppe pił contenersi e corse alle armi ; gią stavano a fronte le due fazioni minacciose, gią stava la cittą per essere insanguinata da novelle ire fraterne, quando al? cuni fra i cittadini pił savi, e certi religiosi di buona fama, s'intromessero per quietar quelle ire, ricordando ai nobili che la cagione degli onori tolti e delle leggi fatte contro loro era stata la superbia e il perverso loro governo, e che lo aver ripreso le armi e il pretendere di rivoler per forza quello che per le loro discordie e pei loro cattivi modi si erano lasciato togliere, era un voler rovinare la patria co-, mune ; al popolo poi dissero che non era prudenza voler sempre l'ultima vittoria, e non esser savio partilo quello di ridurre gli uomini alla disperazione; pensasse che nelle guerre esterne la nobiltą aveva onorato sempre il romnne, e perņ non esser nč buona, nč giusta cosa perseguitarla con tanto odio- Mitigasse dunque gli ordini fatti, disarmasse col benefģzio gl'irati, e non volesse tentar la fortuna delle battaglie, perchč spesso eransi veduti i molti superati dai pochi. Dopo lunghi parlamenti, i grandi non poterono ottener altro fuorché, invece di due, si portassero a tre i testimoni nelle accuse contro di loro ; nelle altre parli gli ordinamenti della giustizia rimasero intatti, e il governo continuņ a stare in mano dei cittadini grassi e potenti.
      Posate le armi non posarono le ire dalle due parli ; i sospetti e le gelosie, gli odii e il desiderio di vendetta duravano sempre, se non osavano manifestarsi apertamente. Nulladimeno la cittą era in uno stato floridissimo di ricchezze, di potenza e di prosperitą ogni giorno crescente. In quel tempo le agitazioni, le discordie, i tumulti erano la prova di una vita rigogliosa, parevano una necessitą per quel popolo che amava deliberatamente la sua libertą, che voleva ad ogniLjOOQle


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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisč
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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