Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      60 it oria della toscanafero assassinare, pensarono il modo di farlo morire con una sottile malizia. Sapeano cbe alcuni beccai esercitavano l'arte loro con fraude, e sapevano che erano uomini numerosi e perversi, facili a venire al sangue e ad ogni opera trista ; quindi immaginarono di denunziar costoro a Giano, il quale , per la integrità dell' animo, non li avrebbe lasciati impuniti; poi vennero eccitando que' beccai e i loro giudici contro Giano dicendo loro che egli li vituperava e che faceva leggi contro loro. Questa congiura fu scoperta, e Gianor più ardilo che savio, minacciò di far morire i congiurati, i quali erano falsi popolani.
      In questo tempo volle il caso che nascesse una zuffa irr città e cbe vi rimanesse morto un popolano ; la colpa fu data a Corso Donati, potente cavaliere, che però fu assoluto, e in vece sua fu condannato I' accusatore. La quale assoluzione dispiacque assaissimo ai popolani, perchè Corso Donati era nobile e dei più arroganti; e stimando che il podestà Gian di Lucino Lombardo, uomo di gran senno e di soavi coslumi, avesse cosi giudicato per pecunia avutane, o in odio del popolo, uscirono in arme sulla piazza del palagi» del podestà, gridando, muoia il potestà, viva il popolo, al fuoco, al fuoco, e già stavano per accender le stipe e volevano bruciarne la porta : Giano della Bella accorse sollecito a cavallo sul posto ; ma il popolo, per malvagi scaltrimenti alienalo da lui, Io abbandonò, ed egli ebbe dopo inutili prove a tornarsene indietro- Invano si adoperarono anche il gon-falouiere e i priori per calmare gli animi ; il popolo bruciò le porle del palazzo, vi irruppe dentro furiosamente, spezzò, scassinò mobili, stracciò molte carte per distrugger processi che taluno vi aveva, rubò i cavalli e le robe del podestà, il quale, corso un grandissimo pericolo, a mala pena potè salvarsi colla moglie, fuggendo su pei tetti delle case vicine.
      noria dì Dino Compagni ( che noi raccomandiamo ai giovani coma •templare di stile e di coscienza storica ) in proposito di Giano.* « . . . w uomo Tirile e di grande animo, era tanto ardito che difendeva quelle' •• cose che altri abbandonara, e ] arlava quelle che altri taceva; e tutto >» faceva in favore della giustizia contro a'colpevolt ; e tanto era temuto * da' rettori che temeano di nascondere i maleficii. I glandi comincia-n sono a parlare contro a lui, abominando lui e le leggi *.
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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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