Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      capitolo sbcotoo. 79
      dinamenti che per pronunciar sentenza contro nn nobile bastassero due testimoni di pubblica voce e fama, e che, non potendo aver lui, si punissero i suoi consorti ; che qualunque famiglia avesse avuto un cavaliere si intendesse appartenere al ceto dei grandi, nè da quella potesse uscire nn priore, un gonfaloniere o alcun altro de'loro collegi. Il gonfaloniere slava in palazzo coi priori, e i mille armati, per maggior dignità e sicurezza, furono cresciuti indi a non mollo fino a quattromila.
      Era solenne la cerimonia della elezione del gonfaloniere, ed anche la religione v' interveniva per renderla più augusta, poiché la consegna del gonfalone era fatta dal popolo nella chiesa di San Piero Scheraggio ; quando poi si dovevano mandare ad effetto le leggi, facevasi sventolare quel gonfalone, si suonava a distesa la campana del popolo, e tutta la milizia cittadina coi suoi gonfaloni ragunavasi sulla piazza, per andar poi dove fosse da far giustizia e da quietar turbolenze. E questi ordini mandaronsi ad effetto subito, imperciocché pochi erano i delitti che si potessero nascondere, ed erano puniti secondo la legge-1 primi puniti furono i Galigai, che, per aver ucciso in Francia un popolano dei Benivieni, ebbero spiantale le case.
      Queste mutazioni savie e rigorose, ma non giuste tutte, spaventarono prima, poi esacerbarono a sangue i grandi fiorentini, che aveano voglia di soprastare, e che ora, vedendosi chiusa ogni via di riuscire, tornarono con più rabbia, e col proposito di far nascere novità, alle antiche insolenze. Giano della Bella, che avea dato prova di franchezza e di lealtà nelle sue intenzioni, fu attaccato con sorde macchinazioni, con cabale vili; nelle loro congreghe i nobili lo minacciarono nella vita, minacciarono di squartare i popolani eh'aveano in mano il governo. Queste male voci, riportale ai popolani, ne inasprirono l'odio, le leggi crebbero i rigori, tutta la città era travagliatissima fra le gelosie e le minaccie da un Iato, Ira i rigori e il desiderio di vendetta dall' altro. Veggendo i grandi che non poteano a viso scoperto attaccar l'integro cittadino temendo dell'ira popolana se Io faces--
      più bell'elogio che pos« farsi d' uo magistrato si legge Della '
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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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