Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      CAPITOLO PRIMO. 73
      tu tra' imprudenza ; poi s' azzuffò colla flotta nemica nelle acque della Meloria. Si combattè da ambe le parti con quella rabbia che toglie il «enno a due popoli gelosi, deliberati di distruggersi ; ma i Pisani ebbero anche questa volta la peggio; le navi colate a fondo e fatte preda coi loro equipaggi, le migliaia dei prigionieri e le morti dolorose che sparsero fl lutto per tette le famiglie consumarono la mina di Pisa; Genova empiè le sue carceri dei più valorosi e dei più illustri nemici; Pisa ne apparve vuotata In questo miserabile stato, Firenze, Lucca e tutta la lega toscana giurarono coi Genovesi, di spegnerne affatto la potenza ed il nome ; e ai giuramenti susseguirono i fatti ; l'oste fiorentina, entrò in Valdera, le genti lucchesi occuparono Ponte a Serchio ed altre castella, ^Genovesi assalirono ad un tempo il Porto pisano. Spaventata Pisa dalla lega di tanti nemici congiurali ad un tempo ai suoi danni, piegò agli accordi , e dette carico del delicato negozio al' conte Ugolino, potentissimo in Pisa, e cbe, nato ghibellino, parteggiava ora pei Guelfi per ambizione di suprema signoria nella sua patria. Fu accusato infoiti cbe, per venire a capo dei suoi mali pensieri, alla battaglia della Meloria desse egli il segno alle sue navi di ritirarsi; che più tardi ostasse alla liberazione dei prigionieri pisani di cui temeva il ritorno in patria. Amico ai Fiorentini, il conte venne agli accordi (1285) con loro, piuttosto che coi Genovesi, eie condizioni furono gravose e umilianti ; Pisa ebbe a cedere non poche grosse terre., a esiliare i Ghibellini più caldi, e riformare il governo a parte goelfa. Fu scritto che anche questa volta Ugolino tradisse, cbe i Fiorentini fossero vinti coli' oro da lui, cupido di farsi signore di Pisa e che riuscì nell'ambizioso proposito. Traditore della patria, fu anch' egli più tardi e meritamente tradito dall'arcivescovo Ruggieri degli Cbaldini di Mugello, e scontò con orrìbile supplizio la superbia e la cieca ambizione (1288).
      Noi non diremo altro di lui ; qual Italiano non avrà letto nella divina Commedia il doloroso episodio '?
      ' Com allora il proverbio: Chi vuol vedere Pila vada a Genova.
      » Dasts, Casto XXXIII dell' Ihvhiio.
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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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