Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      66 storia della toscanatanta cittadini, per la maggior parte popolani, e che ogni auno si mutavano. La polizia interna, e l'amministrazione della giustizia duravano nel podestà e nel capitano del popolo : la conservazione del danaro pubblico, le riscossioni, le spese erano affidale ai frali d' Ognissanti e a quelli della Badia di Settimo. Capitani e potestà, eletti dal consiglio generale, governavano le terre soggette alla repubblica*
      I beni dei vinti furono confiscati, e col consiglio del pontefice e di re Carlo furono divisi in modo che una parte toccasse al comune, un' altra indennizzasse i Guelfi che nella rivoluzione avevano avuto danno nelle robe e nei beni, la terza si lasciasse in serbo pei bisogni della fazione guelfa ; così con tale provvedimento ottenne questa una vera preponderanza ; imperciocché stava in sua mano un ricco deposito, ( spesso aumentato da una savia amministrazione, e più spesso da nuove confische ) col quale forniva alle necessità della pace e della guerra, rimunerava i suoi partigiani, ed allettava le speranze dei bisognosi e dei poco delicati e facili ad esser corrotti. Furono chiamati ad amministrar questi beni tre cittadini nobili, eletti da tre sesti della città, che duravano in carica due mesi, per lasciarla a tre degli altri sesti ; fu questa l'origine dei Capitani di parie guelfa, cresciuti coli' andpr del tempo in tanta potenza da farsi i tiranni della repubblica. Un consiglio segreio di quattordici membri e un consiglio maggiore di settanta Ira grandi e popolani eleggevano a maggiorità di voti i tre capitani di parte, tre priori che custodivano il tesoro, e un sindaco il quale accusava i Ghibellini per confiscarne i possedimenti.
      Sentirono i Ghibellini nel più vivo del cuore l'ingiuria che loro facevasi con questa risoluzione violenta ; videro tronca per sempre la speranza di risorgere, e fremettero di essere in balìa di quei nemici ai quali sei anni prima aveano fatto provare tutta la insolenza del loro orgoglio. Spiacque pure infinitamente ai nobili di vedersi esclusi dal consiglio del popolo e da quello di credenza, e poiché non sapevano pel momento come alla volontà deliberata del popolo si potrebbero opporre, trangugiarono dispettosamente l'amaro boccone e giurarono di vendicarsene.
      Fu veramente questo un governo di fazione, che, favo-
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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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