Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      capitolo primo- [55
      Anni 1259 dell'E. V. ' — I Ghibellini, pella maggior parte rifugiatisi a Siena dove era in forza la loro parte, e dove contavano un capo animosissimo in Farinata degli liberti, mandarono ambasciatori a Manfredi per richiederlo di aiuto, e n' ebbero in si meschina misura che parve derisione : ma Farinata consigliò 1 suoi a non farne richiamo, e della sua rara avvedutezza dette in breve argomento solenne. Il comune di Firenze volse aspri rimproveri ai Senesi della pace violata ricettando i fuorusciti, e impose loro di cacciarli; questi risposero essere un dovete la ospitalità inverso uomini senza patria, e i Fiorentini dichiararono loro la guerra. L'oste s'avviò su quel di Siena, si prese alcune castella per via, e pose il campo presso al convento di Santa Petronilla. Si durò qualche giorno in piccole avvisaglie* in insulti che non menavano a conclusione; poi Farinata che voleva dimostrare ai Ghibellini e a Manfredi qoal fosse 1' animo suo, avvinazzò que' pochi cavalieri tedeschi di cui avealo sovvenuto il re, e primi li spinse ad assalire 1' oste fiorentina. Fecero costoro splendide prove di valore, e l'oste, sopraffatta da tanto impeto, credè in principio di aver a combattere un esercito numeroso, ma ravvistasi dell' errore, piombò a sua volta sui Tedeschi, li uccise tutti, e a documento di vittoria portò seco a Firenze, trascinandolo ignominiosamente nel fango, lo stendardo reale.
      Farinata intanto scrisse a Manfredi che la fazione sarebbe riuscita prosperamente se meno avaro si fosse stato delle sue genti, e gli dipinse con disonesti colori 1' oltraggio patito dalla sua bandiera, e la necessità di vendicarne 1' onore. Manfredi cruccioso spedì tosto ottocento cavalli, e ordinò che si riannodassero alle genti che stavano in Toscana col conte Giordano d'Anglona. I Senesi e i fuorusciti
      1 la qnest' anno un leone che stava racchiuso fra certi steccati sulla piazza di San Giovanni per mala custodia fuggì ed abbrancò per via un ianciullo. La madre che eragli presso, presa da disperato dolore, cacciò un grido e colle braccia suppliche roti se gli fece davanti. La belva quasi ammaliata da quegli sguardi lasciollo andare. Quel fanciullo si chiamò d'allora in poi Orlandino del Leone, e crebbe e visse ottimo cittadino.
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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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