Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      capitolo primo. 27
      aero virilmente i cittadini, e rotto e mal concio ributtarono l'esercito tedesco. Arrigo si volse a Roma, e, più delle armi, gli fu fatale l'aria insalubre di quelle allora inospitali campagne.
      La Toscana pati grandemente di queste lunghe lotte fra l'ambizione imperiale e la pertinace volontà dei pontefici ; per dovunque passavano eserciti tedeschi, ponevano le mani nelle robe e nel sangue dei miseri abitanti, desolavano le campagne, spiantavano le città, spremevano fino all' ultima moneta.
      Finché visse Matilde, cui Arrigo V, successo al padre nel 1111, aveva dato in sugli ultimi tempi il titolo di viceregina della Lombardia, le obbedirono la Toscana, le obbedì buona parte della Italia superiore-
      Anni 1115 dell'E. V. — Alla sua morte, avvenuta nel 1115, si trovò che essa avea donato alla Chiesa romana tulli i suoi beni ; il qual atto fu cagione e prelesto di nuove e dolorose discordie fra i papi e gì' imperatori che contrastavano a Matilde il diritto di disporre di quegli stati, i quali in fondo altra cosa non erano che feudi dell'Impero.
      Indebolitesi in mezzo a queste discordie, a questa lotta di pretensioni le forze dei pretendenti in Italia, anche i vincoli di soggezione e di obbedienza illimitata conseguentemente si rallentarono nei popoli; le città toscane, facendo loro prò delle favorevoli congiunture, tornarono con più di ostinazione a far prova di scuotere il giogo feudale, vagheggiarono l'idea della libertà, alimentala dalle tradizioni antiche di Roma, dagli avanzi della amministrazione municipale , che pare non cessasse mai adatto pelle città italiche, e dal recente esempio delle città marillime. Né potea farsi altrimenti; le città erano senza territorio, perchè questo era diviso tra i feudatarj d' origine barbara, i quali costituivano allora il ceto nobiliare; gli agricoltori erano schiavi alla gleba; gli artefici, che vivevano pelle città e noi siti più popolosi, erano schiacciati sotto il peso di gravezze insopportabili: cosi il commercio e l'industria languivano, la forza e l'interesse faceano tacer la giustizia. Senza rovesciar questi piccoli tiranni non si poteva pensare a libertà,


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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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