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Processo fatto subire in Napoli nell'anno 1863 alla Principessa Carolina Barberini Colonna di Sciarra nata Marchesa di Pescopagano
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spirata dalla parola grave di lui, che prese a fare il reassunto della causa con quell' ordine e diligenza che gli son propri. Dopo siffatta esposizione, che durò circa due ore, ei proponeva le quattro quislioni seguenti.
1. Gabriele cav. Quattromani, del fu Girolamo, di anni 60, di Napoli, già edile segretario, e poi pensionato del Municipio di Napoli, accusato presente, è egli colpevole del reato di cospirazione, per avere negli ultimi mesi dell'anno scorso, e nei principi dell'anno corrente, concertato e conchiuso fra più persone associate in setta la risoluzione di agire, diretta ad intraprendere atti di esecuzione per oggetto di distruggere la forma del Governo, eccitare i regnicoli ad armarsi conlra i poteri dello Stato, suscitare la guerra civile tra i re-' gnicoli medesimi, apportare la devastazione, la strage, i saccheggi in più Comuni dello Stato, nello scopo di restaurare il dominio dell'ex-re Francesco II.
2. Carolina d'Andrea, de' marchesi Pe-scopagano, del fu Gennaro, di anni 44, di Napoli, domiciliata in Roma, vedova, Principessa Barberini Colonna di Sciarra, accusata presente, è ella colpevole del reato di cospirazione, come nella quislione precedente ?
3. Ovvero è ella colpevole di complicità nel detto reato di cospirazione, per* avere scientemente ajutalo ed assistito gli autori del reato medesimo nei fatti che la facilitarono?
4. Nel caso della complicità giusta la
questione precedente, fu tale la cooperazione dell' accusala Principessa Barberini Sciarra, che senza di tal sua cooperazione, non sarebbe stalo commesso?
A proposilo della prima questione il Pubblico Ministero avea chiesto, fosse divisa in due parti distinte : ma la Corte emise contraria sentenza.
Dopo cotesto incidente i Giurali si chiusero per deliberare. E già l'ansia degli accusati e del pubblico diveniva impazienza: quando finalmente alle 8 della sera i Giurati rientrano nella sala d'udienza; e nel solenne silenzio , alla fioca luce di poche e povere candele, il lor capo legge l'atteso verdello, affermativo pel Quattromani, con circostanze attenuanti, e negativo per la Sciarra.
Per effetto di che quest'ultima fu messa incontanente in libertà; ed il Quattromani, dietro le uniformi conclusioni del P. M. fu condannato ad anni 10 di reclusione e 500 lire di multa. Egli però dichiarava produrne ricorso in Cassazione.
La Sciarra volle di lì recarsi difilala al Questore, per ringraziarlo delle molte cortesie usatele in tutto il tempo della sua prigionia. Si ritirò quindi presso la madre marchesa di Pescopagano, ove passò il dì seguente, a ricevere le cordiali felicitazioni del parentado e degli amici: e si partì senz'altro per Roma nel giorno 6, benedicendo in cuor suo alla giovine istituzione del Giury, sola possibile ancora di giustizia in tempo di politiche perturbazioni.