Stai consultando: 'Processo fatto subire in Napoli nell'anno 1863 alla Principessa Carolina Barberini Colonna di Sciarra nata Marchesa di Pescopagano '

   

Pagina (304/319)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (304/319)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Processo fatto subire in Napoli nell'anno 1863 alla Principessa Carolina Barberini Colonna di Sciarra nata Marchesa di Pescopagano


1864, pagine 319

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   — 276 — — 306 —
   rispettarvi dai nostri più teneri anni quale esempio di lealtà e di onoratezza, noi non vorremo rinnegar oggi queste nostre credenze.
   « Se il suffragio nostro può attenuare il vostro rancore, noi ve lo offriamo amplissimo e sincero. Voi certamente foste ingannato: si abusò della vostra sventura per farvi strumento di una doppia tradi-gione ! (qui l'oratore si arresta in mezzo alla commozione generale, indi ripiglia con calma) :
   a Ma se inai voi poteste esser ritenuto colpevole; se voi foste a parte dei misteri dell'associazione, anche in tal caso noi riteniamo che voi non tradiste l'amica. La febbre di parte v'illuse, la condizione di lei vi fe' credere impossibile una sorpresa. Fu solamente in questa fiducia che voi poteste sconsigliatamente affidarle quelle lettere, e sospingerla inconsapevole in un pericolo che voi credeste impossibile, e che oggi pesa su voi assai più dolorosamente che il vostro pericolo stesso !
   « E che, sia reo sia innocente, nulla avesse Quattromani svelato alla Principessa sul mistero di quelle lettere, risulta o Signori da un ultimo ordine di idee, che vi faran toccare con mano questo concetto, sol che voi vi riportiate col pensiero al momento della sorpresa.
   E qui l'oratore presenta al vivo la scena della sorpresa medesima « La Principessa recava il piego confuso colle altre lettere. Alla prima richiesta essa insieme con quelle lo esibisce senza resistenza. Esita solo alla richiesta della lettera di Roberti che essa portava sceverata dalle altre , lettera di Roberti, che tutto al più rappresentava un' imprudenza, mentre il piego racchiudeva un delitto. Tratta a Napoli, (e lo si noti) alla base delle sole apprensioni ingenerate da questa lettera (giacché il piego non fu aperto che in Napoli), il suo contegno tran-
   quillo ed aristocratico (soggiungono i testimoni) non si smentisce un momento solo. Nulla ella tenta per l'apertura di quel piego. Interrogata preventivamente sulla sua prov-venienza, essa dice averlo ricevuto da Quattromani che immediatamente interrogato non esita alla sua volta nel far eco alle parole di lei. E tutto questo, dice l'oratore, può lasciare il più piccolo dubbio sulla ignoranza in cui la Principessa doveva essere intorno al contenuto di quel piego? Ella, la donna non delle venture, nè agguerrita di audacia e di dissennatezza, ella che moveva alla volta di Roma, centro della cospirazione europea, come diceva il Pubblico Ministero, e che si avviava sola avendo solamente seco il suo figlio giovinetto, può mai supponi che scientemente si sarebbe fatta portatrice di lettere criminose? E questa circostanza di aver seco codesto figlio di 13 anni, e l'altra di essere stata un mese prima sottoposta a rigorosa perquisizione nel luogo medesimo la Principessa Colouna sua cugina, circostanza che la Principessa non ignorava, giusta una lettera autografa, di cui l'oratore dà lettura, fornisce all'oratore una esposizione di felice e commovente eloquenza, che egli conchiude con queste parole:
   a No, la Principessa non può esser rea! E impossibile che essa fosse consapevole del mistero di quel piego! Essa non potè riceverselo che ingannala. Tutto in questa causa cospira a fornirvene la più irrecusabile dimostrazione!...
   Dopo di ciò foratore dà termine alla sua Brillante e pittoresca orazione in questi termini.
   Signori Giurati
   « In questa causa le nostre furon procedute dalle parole di un giovane egregio, il cui splendido avvenire nella palestra forense non è più una speranza, ma una realità , esse saran seguite da quelle di uno
   V