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Processo fatto subire in Napoli nell'anno 1863 alla Principessa Carolina Barberini Colonna di Sciarra nata Marchesa di Pescopagano


1864, pagine 319

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a cura di Federico Adamoli

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   — 304 —
   convenzione Eli Axa, Lt*o Sertorio Silvo Aza, — i quali gerghi indubitatamente avrebbero nelle lettere sussecutive sostituito i loro veri nomi.
   « Dopo ciò se voi vedete il nome della Principessa menzionato nelle lettere, senza altro scopo che quello di indicarla come semplice portatrice di quelle ; se la vedrete indicata senza omonimo alcuno che serva a celarne la personalità ed a sottrarla a pericoli ed a sospetti in caso di sorpresa, potrebbe mai ritenersi che la Principessa serva di intermediaria agli affiliati, che es6a sia non altro che in relazione con essi, che essa abbia scienza del mistero di quelle lettere?
   Dopo questo esame l'oratore passa ad esaminare l'assurdità che vi sarebbe (posto che la Principessa fosse consapevole dei misteri degli affiliati) nel supporre che questi si servissero di lei piuttosto come tabella-ria che come ambasciatrice. Svolge ampiamente e vittoriosamente questa tesi, e nota come tra le altre cose la supposizione dell'accusa racchiuda una degradazione pel carattere della Principessa, che egli supplica i giurati a non voler con simigliarne supposizione ferir nel più vivo del suo amor proprio, e quasi della sua vanità di donna e di dama, e Io l'ho veduta piangere (esclama l'oratore), io ho veduto questa donna divorar silenziosamente una lacrima di ver* gogna e di indignazione nel sentirsi sospettata soltanto di esser discesa sì basso da rassegnarsi all'ufficio di portatrice di lettere chiuse. »
   E qui egli osserva, come la condizione, la sveltezza, 1' ingegno della Principessa avrebbe fatto sì, ove essa fosse stata connivente agli affiliati, ch'essi si giovas-ser di lei ben altrimenti che per recar lettere, — come quelle stolte, ed insignificanti relazioni che eransi credute mettere in cifra poteano ben facilmente esser da lei fatte e
   completate e contentate co! vivo della oe, — e come al postutto anche inviando col mezzo di'lei connivente delle lettere, almeno in queste lettere questa connivenza avrebbesi dovuta era una qualche parola indicare.
   Or qnando non ostante queste considerazioni voi trovate il nome della Principessa seriamente mentovato, e mentovato senza sostituzione, e mentovato senza qualificazione, senza allusione, senza nulla che lo raccomandi, 0 lo aocrediti, mentovato nè più nè, meno per dir tutto che come quello del generale Lamarmora, direte che la Principessa è connivente, ch'ella è sola* . mente sciente dalla prowenienzae del segreto di quelle lettere? Non direte piuttosto o signori (prosegue l'oratore) che nel buio di cui si ricopre questa parte vitale della ca» sa, è la Provvidenza che permise quella menzione, perchè voi in essa rinveniste ant pruova irrefragabile di innocenza?
   Riepilogando — Serto rio scrive a Cla-renzio, ma queste lettere sono indiritte a Brienza, ed a Brienza è Quattromani che le invia pregandolo di distribuir le accluse lettere — La Prinoipessa dunque non dee conoscere Clarenzio. Il plico venuto come innocente nelle sue mani non dee divenir criminoso che nelle mani di Brienza. E ciò si fa a disegno, imperocché di non albo che di queste distribuzioni Quattromani dà l'incarico a Brienza. E di questa criminosità si vorrebbe sciente la Principessa ? — Di questa criminosità che vi è per tal modo la pruova di esservi voluto impedire in lei fino al sospetto ? (E qui l'oratore esclama):
   « Rispondete, o Signori. È una illusione la nostra, o l'interesse che ponìam nella causa à finito per falsare fin la nostra ragione ?
   Dopo questa discussione che non ab» biam potuto nè raccoglier nè riportar per intero e che produce una prefonda impres-
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