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Processo fatto subire in Napoli nell'anno 1863 alla Principessa Carolina Barberini Colonna di Sciarra nata Marchesa di Pescopagano


1864, pagine 319

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a cura di Federico Adamoli

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   — 276 — — 303 —
   che l'una quando Brienza aprendo il plico 1'avrabbe ricapitata a Clarenzio, e l'altra quando inviata da Brienzo la lettera a Ruggiero, costui l'avesse aperta, ed a sua volta avesse rimessa l'acclusagli allo stesso Clarenzio. Or perchè questa tortuosità, perchè questi indugi, perchè questa moltiplicità di organi di trasmissione se la Principessa fosse stata al fatto della corrispondenza, ed avesse conosciuto Clarenzio?
   A questo punto l'oratore fa poi una digressione. • In una delle lettere, e propriamente in quella del 7 gennaio, egli dice, leggesi la menzione di essersi una lettera precedente inviata per. mezzo della Sciar-ra, ed essser destinata per Enfrasio. Da questa locuzione è surto il dubbio se questa ad Enfrasio esser dovesse una terza lettera, di coi vorrebesi che la Principessa avesse a rispondere. Nnlla è più focile a rilevare che l'errore di simigliante supposizione.
   « La lettera data* alla Sciarra per rimettersi ad Eufrasio non è che l'altra lettera ritrovata nel piego, cioè quella del 2 gennaio indiritta a Clarenzio. Enfrasio nel linguaggio simbolico non è che il Duca di Urienza, cui la lettera pria di pervenire a Clarenzio dovea dalla Principessa esser rimessa. (L'oratore rilegge il brano della lettera, e dimostra fino alla evidenza codesta sua spiegazione).
   « Perchè frattanto, egli soggiunge, il nome della Principessa trovasi menzionato in una delle lettere in cifra. Non sarebbe questo indizio ch'essa fosse nella intelligenza degli affiliati?
   « No (esclama l'oratore) no, o Signori, il nome della Principessa trovasi menzionato per precisare l'invio fatto per suo mezzo, perchè non si cada in equivoco intorno a questo invio, ma la prava parlante che essa non fosse in quella intelligenza è da quella menzione medesima che deriva, e con di-
   mostrazione tale da debellare qualsiasi scet-tismo qualsiasi prevenzione contraria.
   « E per fermo, ogni affiliato nello stile e nel gergo di quella corrispondenza avea un nome di congiura. Clarenzio, Sertorio, Palamede, e Frisone — A. 96, 96, 97 ecc. e questa preweggenza non fu inutile, imperocché l'autorità è giunta a scoprir la cifra di quelle lettere, ma non la spiegazione di quei nomi. Or se la Principessa fosse stata nella intelligenza, come si troverebbe essa indicata col suo nome vero, e non piuttosto col nome di congiura ? D'altronde in quella lettera oltre la Principessa vi à degli altri individui mentovati col loro proprio nome e senza sostituzione di nomi simbolici — Lady Holland — Lord Norman-by — Lamarmora — Or sarebber questi pure nella intelligenza dei congiurati.
   t Se bastasse la sola menzione in quelle lettere perorarne una illazione non vi sarebbe maggior ragione per sospettar della Principessa che non vi sia di sospettar del pari di costoro. Ma si dirà forse: la Principessa non era tra gli antichi affiliati. — La sna intelligenza era di data recente ; non si era avuto ancor l'agio di sostituire al suo vero nome un nome di convenzione.
   t No, o signori, neppur questo voi potreste supporre. Codesta associazione era cosi gelosa del suo segreto, che non appena un individuo diveniva affiliato, o si iniziava appena ai suoi misteri che prima sua cura era di imporre un nuovo battesimo al suo nome che immediatamente scompariva sotto l'omonimo della setta. Così nella lettera in cifra del 7 noi vediamo il Canonico Erri-chiellob il generale Antonelli, il marchese di Castel Petroso indicati per la prima volta ai corrispondenti di Roma, come ricevuti nella setta in quel giorno medesimo, ed in continuazione dei loro veri nomi vediam seguire immediatamente i loro nomi di
   
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