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Processo fatto subire in Napoli nell'anno 1863 alla Principessa Carolina Barberini Colonna di Sciarra nata Marchesa di Pescopagano


1864, pagine 319

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a cura di Federico Adamoli

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   loro destinatone. Questo fatto è così evidente, e così flagrante, che se la sua sola materialità bastasse a stabilire la reità, ogni difesa per la nostra cliente sarebbe impossibile. Come [non pertanto queste lettere fu-ron sospettate presso la Principessa? Quale fn la genesi delle prevenzioni, che ne pre-cederono la sorpresa, sicché questa possa informarsi d'una moralità colpevole, e non piuttosto rappresentare la conseguenza di ona innocente fatalità? È questo, o signori, il punto su cui principalmente la istruzione avrebbe bisogno di luce. Ed è qui precisamente che la si vorrebbe circondare di tenebre.
   « Che monta (abbiamo udito a leggere in un riscontro delia Questura sul proposito) che t'ignori come e da chi la prevenzione dell'autorità sia stata concitata, quando il fatto è venuto a confirmarla ? Ecco la gran frase, sotto cui l'autorità invèstigatrice si è accampata, ed a cui si vorrebbe che voi vi arrestaste. Ma no, o signori ; ei fa d'uopo che precisamente su questo punto sia fatta pienissima luce. Imperocché è questa luce cke pud delinearvi il carattere vero di quella sorpresa, l'indole della detenzione di quelle lettere, e mettervi sulla traccia forse di ben altro mistero, che non sia quello ohe alla Principessa vorrebbe imputarsi. Nè voi, o signori, potreste fare a meno dallo approfondire questa discussione, imperocché i vostri giudizi non possono arrestarsi unir carnea te alla costatazione d'un Catto. 11 Si che voi gittate nell'urna, non deve rispondere alla sola interrogazione della giustizia, ma a tutta una storia, che deve svolgersi e completarsi nel vostro spirito; storia, che si renda conto d'ogni obbiezione, che chiarisca ogni dubbio, e finisca per escludere ogni possibile, che contrastar possa nell'ani* mo vostro con le ipotesi dell'innocenza.
   Procedendo in questa analisi l'oratore svolge ad una ad una le indagini relative
   così alla condòtta Utilità dalla Principessa in Napoli, che alle sue aderenze in Roma, e stabilisce, come da esse nulla sorga che avesse potuto autorizzare dei sospetti contro di lei. Null'altro adunque, fuorché tfna denunzia, potè indurre l'autorità a disporre una perquisizione contro di lei.
   « L'autorità d'altronde lo ha ingenuamente confessato, ed è questa una denunzia anonima, di cui l'autorità nulla ha voluto svelare, menochò il fatto denunziato, che dice essere stalo confinilato dalla sorpresa. Se non che in questa rivelazione scor-gesi una insinuazione contro la quale è d'uopo porsi in guardia. La Principessa, si afferma, fa frequentata nella stia stazione a Napoli da famigerati Borbonici. Quei convegni eccitarono i sospetti e la vigilanza su lei. Fu al seguito di quei convegni che venne la sorpresa.
   c Ma esisterono quei convegni? Chi furono cotesti Borbonici che la frequentarono? Se l'autorità la invigilò, li sveli adunque. Noi ci difenderemo da questo indizio. Ma se su questo proposito il processo è muto, se interrogati il proprietario dell'albergo, il cameriere, il portiere, tutti son venuti a ripetere che essi non conobbero i visitatori della Principessa, e che nulla notarono di sospetto in quelle visite, egli è evidente che quei convegni, quella frequenza non sono che una asserzione gratuita dell'anonimo denunziatore, alla cui parola la civiltà dei tempi non contènte che si aggiusti alcuna fede.
   Dopo aver calorosamente insistito su questo argomento ohe conforta col ricordo delle ordinanze di Carlo III Borbone mantenute dai suoi successori, anche Bell'epoche di più trista ricordanza (1821-1849), e dopo avere ampiamente discorse le prove raccolte intorno al carattere, alle opinioni, ed ai sensi nobili e generosi della Principessa posti principalmente in rilievo dalla
   
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