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Processo fatto subire in Napoli nell'anno 1863 alla Principessa Carolina Barberini Colonna di Sciarra nata Marchesa di Pescopagano
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accenna a proclami che si chiudevano col grido di Viva Francesco il, e quei proclami vennero, difatti, pubblicati.
Il P. M. ricorda che, quando si manifesta il pensiero di atttentare all'ordinamento sociale s'ha.il progetto di cospirazione: ma quando si dispongono i mezzi per dar colorito a quel divisamente, s'ha la cospirazione propriamente detta. A quest'ultima categoria appartengono i conati reazionarii in quistione: in una delle lettere è detto: « in questo mese s'incominceranno le messe: » cioè daremo mano all'opera ; ed i proclami ed i cartelli sediziosi pubblicati ne sono una prova patente.
Fa nota la chiave con cui sonosi spiegate le lettere in cifra, ed è quella appunto di che abbiam discorso ieri: solo fa rimarcare la ragione per cui nella combinazione delle parole non entra il numero 9. E perchè ? perchè questo, seguito da un altro numero, serviva ad indicare i nomi proprii, come 98, 92. ecc. Sull'interpetrazione delle cifre non cade dubbio, e due periti non hanno potuto muovere difficoltà veruna sul proposito.
Prosegue osservando che la Sciarra dice aver ricevuto il pacco colle lettere dal Qual-tromani, che non nega ma assicura solo non saper nulla delle lettere criminose, perchè il plico gli fu consegnato da quel tale Du-chardin, che esisterà forse nelle nuvole, ma non è certo dimorato mai in Napoli.
Ammessa la falsità di quest' ipotesi, è chiaro che le lettere sono state scritte, sotto la dettatura del Quattromani, da ìrofia dei Medici, che con lui convivea: le cifre di altre scritte altre di costei sono state riconosciute identiche a quelle delle due lettere, ed essa stessa non può sconoscerne la somiglianza, che vuole attribuire al caso. .
V'ha un'altra prova: una lettera è firmata: Padre Girolamo Quintini : il qual nome è un'imperfetto anagramma dell'al-
tro: Gabriele Quattromani: tanto più che il padre di costui chiamavasi appunto Girolamo.
Nè ha valore di sorta la proova che il Quattromani ha detto prima del 6ì essere indegno di un'uomo d'onore il cospirare : egli dopo questo tempo recosssi a Roma, ed in quella città v'ha chi possiede il farmaco salutare che scioglie da qualunque obbligo, fin da quello di rispettare l'onore delle famiglie.
Un solo argomento basta per infirmare la risposta del Quattromani, che egli, cioè, sia inscio delle dae lettere criminose, e che non sappia come trovansi nel plico. Or questo — risulta dal processo — venne chiesto dal Quattromani alla Sciarra e quindi riconsegnatole. Come mai non 3afebbesi accorto che il numero delle lettere erasi aumentato ?
Venendo alla Sciarra. il Procurator generale dice il quesito esser di focile soluzione: bisogna constatare se ella sapesse , o pur no, il contenuto delle lettere di cai era latrice. II contrario non è presumibile: se è impossibile che Sofia Medici avesse ingannato il Quattromani, accludendo a di lui insaputa le lettere nel plico è tanto più inverosimile che costui tendesse un lacciuolo alla principessa, a cui da tanti legami di benevolenza era congiunto.
Dippiù in una delle lettere è detto : « questa lettera vi giungerà probabilmente prima di un'altra che consegnai a Sciata. » Or chi s'intende per Sciara , se non la princessa? Nè faccia caso la mancanza d'una consonante, perchè una delle regole di quella scrittura a cifre era appunto questa : ridurre ad una sola le consonanti doppie.
Ln Barberini nega le parole ingiuriose al Re, attribuitele dal delegato Leanza; però in uno degli interrogatorii s'è tradita. Ha detto essere infondali i sospetti che avesse cospirata, curandosi essa ben poco del go-