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Nozioni di Fisica

Lavoro Amaduzzi
Nicola Zanichelli Bologna, 1924, pagine 208

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   per il suono, variando l'ampiezza di oscillazione delle particelle del corpo sonoro coli' eccitar più o meno efficacemente le vibrazioni di questo.
   L'elemento che corrisponde e che dipende dall'ampiezza di oscillazione delle particelle del corpo sonoro è dunque la intensità. Esso corrisponde nel processo di percezione ad una perturbazione più o meno forte dell' organo uditivo, e si suol dire che è il carattere per cui il suono si giudica più o meno forte. Più ampie saranno le oscillazioni, più marcata sarà la perturbazione, più intenso si giudicherà il suono.
   Ma è possibile fare in modo che le vibrazioni delle particelle di un corpo sonoro, senza variare la loro ampiezza, variino bensi la loro frequenza o il loro numero per unità di tempo.
   Entra così in linea di conto P altra caratteristica del moto vibratorio. E col crescere della frequenza delle vibrazioni un suono dà al nostro orecchio una impressione, quella, che ci è bene abituale, di cambiare acutezza; diventa cioè più acuto. Se la frequenza delle vibrazioni diminuisce, diventa invece più grave.
   Questo carattere di un suono che sappiamo bene apprezzare, e distinguere dall' intensità, e che ci fa giudicare se il suono è più acuta o grave di un altro, riceve il nome di altezza.
   Come l'intensità di un suono dipende dalla ampiezza delle vibrazioni sonore, l'altezza dipende dalla frequenza loro, e la si suole esprimere col numero delle oscillazioni semplici per secondo, cioè col doppio del numero che rappresenta la frequenza.
   Non è difficile provare sperimentalmente quel che ora si è detto.
   Se contro la periferia di una ruota dentata messa in rotazione si mantiene un cartoncino, come mostra la Fig. 275, per modo che esso venga posto in vibrazione dai denti della ruota, ne nasce un suono se la rapidità di movimento della ruota è sufficiente. Esso è manifestamente dovuta ad un numero di vibrazioni tanto più grande quanto più rapida sia la rotazione. Orbene, è facile persuadersi che in corrispondenza della maggiore rapidità di rotazione della ruota il suono apparisce al nostro orecchio tanto più alto.
   Analoga constatazione può farsi su suoni emessi in conseguenza della ripetuta interruzione di un getto d'aria mediante un disco ruotante munito di fori equidistanti lungo una circonferenza concentrica all'orlo del disco.
   Valendosi di uno dei due artifici suindicati, o, meglio, di altri che per brevità non descriveremo, si arriva a stabilire che per ottenere da un movimento vibratorio un suono, occorre che il numero delle vibrazioni eseguite Gal corpo sonoro in un secondo sia superiore a 16 e inferiore a 40000.
   Fig. 275.