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Nozioni di Fisica

Lavoro Amaduzzi
Nicola Zanichelli Bologna, 1924, pagine 208

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   PARTE TERZA
   DEL SUONO
   f
   CAPITOLO XXV. IL SUONO E LA SUA PROPAGAZIONE.
   §. 176. Natura fisica ed elementi caratteristici di un suono. — Occupiamoci adesso di quel fenomeno assai comune che è il suono.
   Entriamo quindi in quella parte della Fisica che riceve il nome di acustica e che è intimamente legata, per un Iato allo studio della funzione uditiva, e per l'altro allo studio dei fondamenti dell'arte musicale.
   Osserviamo innanzi tutto che una constatazione facile è quella dell' avere un corpo che emetta un suono, e che perciò si dirà sonoro, le sue ultime particelle in movimento. Basta accostare ad una campana che emetta un suono una sfera costituita da materiale elastico, e sostenuta con un filo per determinare un marcato moto di oscillazione in conseguenza degli urti della campana sulla sfera ; basta eccitare una corda sonora per avere la manifestazione evidente di un movimento ; basta far scorrere entro un tubo capace di emettere un suono e costruito in modo che una o tutte le sue pareti laterali siano trasparenti, un piccolo tamburello di carta che sopporti della sabbia, per veder questa saltellare quando il tubo emetta il suono (Fig. 272).
   E si tratta proprio del movimento delle ultime particelle, e non di tutto il corpo solidamente, perchè quando il corpo dà un suono alcune regioni di esso, di piccola estensione se si vuole, non si muovono, mentre nelle rimanenti si ha moto Fis-272-più o meno pronunciato a seconda della posizione. Riferiamoci alla corda tesa ai suoi estremi, della quale apparisce tanto chiaro il comportamento per la formazione di un apparente fuso o di più fusi a seconda che lo si ecciti in mezzo o in altra posizione (Fig. 273). Orbene, le parti situate in corrispondenza dell' estremità di un fuso sono pressoché ferme, mentre si mostrano dotate di moto grado grado più ampio col progredire dalle regioni estreme alla mediana. Si tratta proprio di una sfumatura continua di movimenti tali, da indurre alla persuasione che questi interessino le ultime particelle del corpo sonoro.
   Considerando il tubo invece della corda, e sempre usando del tamburello con sabbia, capace di scorrere entro di esso, è facile vedere che in certe regioni la sabbia assume il movimento più marcato, in altre non si muove e nelle rimanenti prende movimenti più o meno pronunciati dal massimo al nullo a seconda della posizione.
   Il movimento delle particelle della corda che emette un suono, come quello delle particelle dell'aria sonora contenuta nel tubo e ripro-